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Materazzi: “Facchetti mi ha insegnato a vivere a testa alta. Gli portai la Supercoppa e lui…”

Eva A. Provenzano

L'ex difensore dell'Inter ha raccontato il suo rapporto con Giacinto e di un aneddoto in particolare legato al Golden Foot

Marco Materazzi ha raccontato nel graphic novel dedicato a Giacinto Facchetti, dal titolo "Giacinto Facchetti. Il rumore non fa gol" (edito da BeccoGiallo e curato da Paolo Maggioni, Davide Barzi e Davide Castelluccio) del suo rapporto con l'ex giocatore e presidente dell’Inter. Ecco le parole di Matrix che descrivono l'ultima volta che andò a trovarlo in ospedale, qualche giorno prima che Giacinto se ne andasse per sempre:

Eravamo molto diversi? Il cemento del nostro rapporto è sempre stata la passione. Forse eravamo davvero opposti, ma i poli opposti si attraggono. Mi ha aiutato tanto a crescere, a livello sportivo e umano. Mi ha insegnato che uomo e calciatore possono essere tenuti insieme. Perdere spontaneità in questo mondo è facile solo per chi non ha dei valori, ma io e Giacinto non potevamo che restare noi stessi. E lui mi ha insegnato che bisogna sempre camminare a testa alta anche quando si commettono delle sciocchezze. Si deve sempre essere se stessi, assumendosi le proprie responsabilità. Pagando se si deve pagare, ma a testa alta. Quando abbiamo vinto la Supercoppa Italiana gliel’ho portata, mi sembrava giusto che almeno la vedesse, non era riuscito a sollevarla perché era in ospedale. Quel giorno lo ho aiutato a prendere le impronte per il Golden Foot. Mi promise che sarebbe riuscito ad esserci alla cerimonia di premiazione, mi promise che sarebbe anche tornato a San Siro. Era convinto di farcela, non ci è riuscito, ma di lui mi resta un ricordo fortissimo”.