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Derby a mezzogiorno, derby cinese, derby fondamentale per la corsa all'Europa League di Inter e Milan. Sulla formazione dell'Inter e sul match tra le due rivali si è soffermato un grande ex come Marco Materazzi a La Ga zzetta dello Sport:
Da difensore: è giusto far giocare Medel in difesa?
«In una linea a tre gli ho visto fare ottime partite, ma è comunque un adattamento: contro gente fisica può diventare un problema».
L’eterno dilemma Icardi: è un grande attaccante o un mezzo grande attaccante?
«Segna 20 gol a campionato, mezzo mi pare poco: ne segnerebbe 40? E poi ha imparato anche a snaturarsi, per fare cose che prima non faceva».
Un capitano poco capitano?
«Il leader lo sceglie la squadra, al di là della fascia: non mi sembra sia meno leader degli altri».
È ora di cambiare il 4-2-3-1?
«Cambiare in base all’avversaria per me è un pregio, non un difetto. Se giochi a tre contro il Milan, sulle fasce rischi di soffrire i loro uno contro uno: costringi gli esterni a fare i terzini e hai tre centrali per affrontare solo Bacca. Meglio un 4-3-3, con Medel o anche Gagliardini vertice basso, e comunque due interni per andarli a prendere: è lì in mezzo che il Milan ti dà punti di riferimento».
Faccia l’allenatore: i suoi undici per il derby.
«Con il 4-3-3: Handanovic; D’Ambrosio, Murillo, Miranda, Ansaldi; Gagliardini, Medel, Joao Mario; Candreva, Icardi, Perisic».
Nella condizione psicologica e di classifica dell’Inter, meglio che ci sia un derby subito?
«Certo. Perché spesso non lo vince la favorita e adesso l’Inter non lo è di sicuro. E perché si gioca in casa e la gente aiuterà l’Inter, anche se a Crotone la squadra non ha fatto quello che avrebbe dovuto per farsi aiutare. Ma non si può giocare un derby avendo paura: quell’aiuto ci sarà, e servirà».
E servirà essere andati in ritiro?
«A poco: quando giochi un derby puoi andare direttamente allo stadio».
Con sette partite da giocare, quanto sarà decisivo?
«Se perdi sei fuori, se pareggi probabilmente non sei padrone del tuo destino, se lo vinci il tuo destino diventa mantenere il vantaggio».
E il calendario non sarà un alleato.
«Con il Napoli da affrontare e la trasferta con la Lazio, direi di no».
Perché il Milan fa paura?
«Perché ha una sua identità: chiunque giochi e a prescindere da come gioca, è duro a morire. E perché se un allenatore fa una cosa difficile come snaturarsi - quello che ha fatto Montella - vuol dire che ha capito i limiti della sua squadra. E dunque che è intelligente».
Perché l’Inter non deve aver paura del Milan?
«Perché siamo - sì, siamo - l’Inter. Potevo aver paura io quando incontravo certi monumenti che aveva il Milan a quei tempi: con tutto il rispetto per la squadra di Montella, oggi non li vedo».
Come finisce il derby e come finisce il campionato dell’Inter?
«Due a uno. Inter quinta o sesta. E l’altra da Europa League, se non crolla, sarà l’Atalanta: perché ha un fuoriclasse come Gomez e perché a casa sua è dura passare».
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