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Nel prossimo week end andrà in scena, in Inghilterra, il derby di Manchester, che tradotto significa: Mourinho contro Guardiola. Un ex nerazzurro come Marco Materazzi, dalle pagine della Gazzetta dello Sport, ha parlato del suo ex allenatore ai tempi dell'Inter: "Il miglior allenatore del mondo. Io posso dire che Mourinho e Lippi sono i migliori per me: non solo per quello che hanno fatto, che dice già tutto, ma perché li ho vissuti da vicino, da dentro. Anche se ho capito chi era José ancora prima di conoscerlo. Quando? Ero appena uscito dall’Europeo 2008 con l’Italia, avevamo perso ai rigori con la Spagna: non aveva il mio numero di telefono, non ero Milito, era più che possibile che me ne andassi dall’Inter. Mi arriva un suo sms: "Ti aspetto per iniziare a vincere insieme". Cinque motivi per cui Mourinho ha vinto tanto e avete vinto insieme? Motivazioni, furbizia, conoscenze, esperienza, empatia"
MOTIVAZIONI -"E’ un moltiplicatore di energie. Potrei fare mille esempi, ma ne basta uno dell’anno del Triplete: perdiamo 3-1 a Catania e il giorno dopo ci massacra tutti, dal più forte al più scarso. Ci guardiamo negli occhi, ingoiamo, e quattro giorni dopo andiamo a vincere a Londra con il Chelsea. Mourinho sa leggere i tuoi nervi, anche quelli scoperti, e ci entra dentro"
FURBIZIA -"Tocca i tasti giusti, e non solo quelli dei suoi giocatori: mai vista tanta scientificità nel provocare gli avversari, tanta capacità di innervosirli. Ma lui fa di più: a volte si nutre della polemica, ma non c’è una volta che non ne tiene la squadra lontana il più possibile. Il parafulmine perfetto"
CONOSCENZE - "Soprattutto quelle che dà alla sua squadra sul conto della squadra da affrontare: dopo una settimana passata a lavorare sulla tattica degli avversari, sai tutto di loro. E vai in campo pronto a fare il tuo gioco, ma anche a disturbare il loro"
ESPERIENZA -"Mourinho sa come si vince perché ha vinto tanto, e ha vinto tanto anche perché ha iniziato a farlo presto. Il segreto è stato cominciare la sua carriera da giovane, aveva la testa da allenatore già quando era un semplice assistente".
EMPATIA -"E’ la prima cosa che cerca con la squadra, la condizione che considera assolutamente necessaria per iniziare la costruzione di un gruppo forte, unito, senza crepe. Quello che poi porta a combattere contro tutto e contro tutti"
(Gazzetta dello Sport)
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