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«Per il momento sì. Sono tutti acquisti che mi piacciono tanto. D’altronde, Marotta e Ausilio ci stanno abituando bene, non hanno sbagliato nulla».
La squadra è migliorabile?
«Ci sono sempre dei margini di crescita. Tuttavia, con questi rinforzi, credo che sarà molto difficile allestire una rosa ancora più forte per quest’anno».
Assodato che la vittoria del campionato sia intesa come traguardo minimo, che approccio si aspetta in Europa?
«Più che minimo, il primato in Serie A deve essere inteso come obiettivo principale. L’organico mi sembra costruito alla perfezione ed è un’impressione che ci portiamo dietro da diverso tempo. I nerazzurri hanno legittimato il titolo della scorsa stagione e l’avrebbero meritato anche due anni fa, quando poi il Milan ha avuto la meglio. In Europa il discorso è differente, ci sono più club di prima fascia che sono altrettanto attrezzate, se non di più».
Quanto pesa nelle valutazioni la continuità garantita dal rinnovo di Inzaghi?
«Ha un’incidenza massima, a mio avviso. Il lavoro dell’allenatore è sotto gli occhi, proseguirlo significa assecondare un percorso naturale. L’Inter può contare su un vantaggio strategico che ha guadagnato con i risultati sul campo. Il tecnico è uno dei motivi del successo e da interista posso soltanto essere felice della sua conferma a lungo termine. Inoltre, le scelte di Marotta sono tutte da appoggiare, è un dirigente che gode di tutta la mia fiducia».
A proposito di unità di intenti, il prolungamento di Martinez può leggersi in modo analogo?
«Certamente. Legarsi al club fino al 2029 è un chiaro segnale di attaccamento alla causa. È il nostro capitano ed è un interista vero, non come qualcun altro che si è riempito la bocca di queste parole e poi ha firmato per altre società».
Si riferisce a qualcuno nello specifico?
«Negli ultimi 3-4 anni parecchi hanno voltato le spalle all’Inter. Ma se ne sono pentiti».
Per quel poco che s’è visto, l’impatto di Taremi è apparso notevole. Crede che possa insidiare Thuram nell’undici titolare?
«Non penso. Marcus merita di essere una prima scelta, ha dimostrato di essere uno dei primi cinque – se non dei primi tre – attaccanti in Serie A. È giovane e ha un’intesa eccezionale con Lautaro. Mi sento di rilanciare: se fosse per me, ogni settimana la formazione sarebbe Thuram e altri dieci».
Chi teme come antagonista in campionato?
«Vedo molto bene il Napoli, Conte è un allenatore che sa preparare a dovere i calciatori con cui lavora. Inoltre, è una società capace di attraversare ogni tipo di cambiamento senza mai perdere l’entusiasmo. Basti pensare allo scudetto vinto dominando dopo la rivoluzione vissuta con gli addii di Insigne, Mertens, Koulibaly, Fabian Ruiz e Ospina».
L’ultimo tassello del mercato dell’Inter è un difensore per completare il reparto. Dei nomi accostati ai nerazzurri, su chi punterebbe?
«È giusta la premessa, si tratta di un innesto complementare. Quindi, c’è tutto il tempo per ragionare bene. Io voto Ricardo Rodriguez perché ha esperienza, è un giocatore solido ed è duttile, potendo essere impiegato nei tre dietro o da esterno a tutta fascia. A Inzaghi serve una figura adattabile. Lo svizzero non è apprezzato quanto dovrebbe».
Tra le varie opzioni, c’è anche Leoni della Sampdoria. È molto giovane, non era nemmeno nato quando lei trionfava al Mondiale nel 2006.
«L’età non deve ingannarci, ha già un anno di Serie B alle spalle. Ribadisco il concetto: se ha la stima della dirigenza, io mi fido ciecamente. Sono gli stessi che hanno puntato su Bastoni quando era un bambino, per cui non potrei mai mettere in dubbio le decisioni».
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