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Walter Mazzarri ha rilasciato una lunga intervista a Il Sole 24 Ore, in cui ha affrontato vari temi.
Ferguson aveva l'ultima parola su tutto, anche sul calciomercato. Sarebbe felice se le riconoscessero prima o poi una libertà simile? "Sarebbe il massimo per uno che lavora come me, ma cose così non si possono chiedere, devono arrivare. In Italia però non c'è questo tipo di mentalità. Se arrivasse una proposta simile io comunque mi sentirei tranquillo. Con l'esperienza che ho accumulato nel corso degli anni, potrei farlo senza grandi problemi, perché io mi occupo di calcio, ma anche di numeri. Un mio ex allenatore, diceva che ero un matematico, perché infatti mi piace occuparmi di tutti gli aspetti che riguardano la squadra. Il calcio non sarà una scienza esatta, ma io sono dell'opinione che più ti avvicini alla scienza e più c'è la possibilità di fare risultati. Le statistiche, se fatte su grandi numeri, sono rilevanti, anche per giudicare un calciatore".
Quanto può incidere un allenatore nel rendimento di una squadra?
"L'allenatore è importantissimo. Può incidere al 100% in negativo oppure al 100% in positivo. Se una squadra ha debolezze caratteriali, il tecnico deve intervenire per modificare l'approccio alle partite. Un bravo allenatore sa far passare i momenti difficili, sa cambiare l'inerzia di una stagione iniziata male. Deve essere ovviamente credibile e preparato, deve riuscire a isolare l'interno dall'esterno, per convincere i giocatori che non devono badare a quello che sentono fuori dello spogliatoio.
Similitudini con Mourinho, in tanti lo dicono...
"Non devo dirlo io. Alcune affinità però forse ci sono. In modo particolare nella difesa del gruppo, nel proteggerlo da ciò che viene detto fuori dello spogliatoio, nel fare da parafulmine nei momenti più difficili".
Chi la conosce, la ama. Chi non la conosce, interpreta con difficoltà le sue mosse. Era così anche all'inizio della sua carriera da allenatore?
"Sono stato amato in tutte le squadre che ho allenato. I tifosi hanno sempre visto in me un allenatore che lavorava per i loro colori e questa è la cosa più importante. Poi forse mi hanno odiato quando ho scelto di cambiare strada, perché ho sempre scelto io di andare via, non mi hanno mai cacciato i presidenti. Non mi hanno amato invece le persone che ritenevano rappresentassi un'insidia e che sono addirittura arrivate a trovare in me ogni tipo di difetto. Chi conosce il vero Walter Mazzarri sono i giocatori e le persone della società con cui mi interessa aprirmi. Loro sanno che sono simpatico e anche un po' rompiscatole. Sul lavoro pretendo sempre molto da chi collabora con me. Ci sono però momenti e momenti, momenti in cui si può scherzare e ridere, altri in cui bisogna lavorare seriamente".
Le rimproverano di non dare spazio ai giovani di talento.
"Un'assurdità. Se comincio a fare i nomi dei giovani che ho valorizzato facciamo tardi: sono tantissimi. Questa è una novella incredibile, kafkiana. La verità è diversa. Ma chi le tira fuori queste cose? Chi non sa dove colpirti, chi si attacca a tutti gli appigli possibili. Potrei fare una lista lunghissima di giocatori che con me hanno giocato tanto e sono migliorati. Due nomi su tutti, Mesto e Modesto alla Reggina. Nel calcio non ci sono dati oggettivi, si basa tutto sui giudizi di chi segue le partite. E quando si vuole destabilizzare un allenatore, si tirano fuori cose come queste per creargli problemi. E poi comunque ci sono giovani e giovani. Se lei prende giocatori della Primavera che non hanno esperienza in Serie A e li mette a giocare nell'Inter non può pretendere subito di ottenere grandi risultati. La gente che sa di calcio, capisce al volo, non cade in questi tranelli".
Kovacic l'anno scorso ha fatto bene, quest'anno sembra che faccia fatica a esprimersi al meglio.
"L'anno scorso l'Inter ha vinto il campionato? No. Ad un allenatore deve interessare di più la valorizzazione di un giocatore o la vittoria della squadra? Io posso far giocare chi volete e sono sicuro che lo faccio migliorare. Kovacic non tirava in porta, ora inizia a farlo. Nella fase difensiva sta facendo progressi. E' cresciuto molto. E' bravo, ma per far sì che faccia la differenza deve avere il tempo di completare il suo percorso di crescita. E' stato catapultato in una realtà che non conosceva. Deve avere il tempo di capire cosa gli viene chiesto. Cosa preferisce il tifoso? Che io faccia giocare i giovani o che raggiunga grandi risultati?. In ogni caso, a fine anno mi rifaccia la stessa domanda. I conti si fanno sempre alla fine della stagione".
E' convinto di meritare più di quanto le è stato riconosciuto fino ad ora?
"Non mi sento incompreso da tutti i presidenti con cui ho lavorato, che avrebbero fatto carte false per farmi rimanere. Nel momento in cui potevano scegliere, mi hanno cercato. Lo dimostrano i rapporti che ho ancora con molti di loro, rapporti all'insegna della cordialità e del rispetto. Mi sento incompreso da alcune persone del nostro ambiente che dicono cose in cui non mi riconosco".
Hamsik in difficoltà con Benitez. Sorpreso?
"Ho salutato i giocatori del Napoli dicendo loro che per correttezza professionale nei confronti del nuovo tecnico non li avrei più chiamati. Avrei risposto a chi mi avrebbe cercato, per questione di rispetto, ma nulla più. L'ho detto chiaramente: non volevo più mettere bocca su quanto avrebbero fatto dopo di me. Hamsik è un ottimo giocatore, di più non posso e voglio dire".
Avrebbe le idee per vincere la Champions League?
"Dipende dalla qualità della rosa che mi viene affidata, ma penso proprio di sì. Un allenatore può incidere tantissimo, ma non può fare miracoli. Detto questo, io penso che non mi manchi nulla per vincere".
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