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«Per scaramanzia non faccio pronostici, ma penso che tra i tanti campioni che impreziosiscono la rosa dell'Inter a poter essere decisivo nella finale Champions col Bayern è uno che accoppia qualità a quantità, e cioè Snejider». Il figlio di capitan Valentino sorride, cerca di sfuggire ai pronostici ma sarà a Madrid sabato con la consapevolezza di poter rivivere una nuova notte magica. Sandro Mazzola è un pezzo di storia patria del pallone: campione d'europa e vicecampione del mondo in azzurro, ha segnato la stagione della grande Inter con due Coppe Campioni (e due Intercontinentali) vinte e due perse. Dello squadrone di Herrera era l'emblema con Picchi e Suarez e oggi, a 45 anni dall'ultimo trionfo nerazzurro che l'ha visto protagonista (e a 46 dalla doppietta di Vienna), ha il batticuore. «Da allora - argomenta - sono passati a San Siro tanti campioni ma è sempre mancato qualcosa, il senso di squadra, e la convinzione di potercela fare. E in questo è stato decisivo Mourinho, parafulmine delle tensioni con le sue polemiche per liberare la squadra dalle pressioni e con il lavoro di campo con il pallone senza rinunciare alla meticolosa preparazione tattica. L'ho sempre detto, tante le assonanze con Helenio Herrera. La differenza se vogliamo era che il Mago usava la lavagna (e si imbestialiva quando Picchi gli faceva sparire il gesso) e Mourinho ha dimestichezza col computer. Ma la sostanza è la stessa. Inter del catenaccio? Un'altra leggenda: erano poche le gare in cui era prioritario difendersi, noi segnavamo tanto e giocavamo con tre punte. Imprecisioni, come quelle di chi giudica bieco catenaccio alcune splendide gare difensive come quelle di Mourinho in casa di Chelsea e Barcellona. Se l'Inter batte il Bayern ha meritato la Champions e sarebbe uno straordinario tris dopo scudetto e Coppa Italia, e un vero peccato se Mourinho lasciasse». L'Inter di allora e di oggi con assonanze familiari al comando. «Angelo Moratti era un presidente moderno, lungimirante - dice Mazzola - con Massimo siamo quasi coetanei. Li accomuna generosità d'animo e senso di storia dell'Inter: a Madrid ospiti del club ci saranno tutti i giocatori di HH, una rimpatriata che dimostra continuità da grande club». Mazzola non si sottrae al gioco di assimilare l'11 base dell'Inter di Herrera con quello di Mourinho, al netto delle differenze tattiche di ruoli. - SARTI E JULIO CESAR : «Due sicurezze. La differenza è nel fisico: Sarti è più piccolo con una freddezza micidiale, senso della posizione, sapeva sempre dove stare. Il brasiliano arriva dappertutto e ora ha superato una leggera flessione». - BURGNICH E ZANETTI: 'In comune hanno personalità, sicurezza che danno in ruoli diversi. Tarcisio sull'uomo non aveva pari; l'argentino sa contenere ma è implacabile nella spola, negli appoggi, non si arrende mai e segna anche gol importanti«. - FACCHETTI E MAICON: 'Qui ci siamo proprio: Giacinto inventò il ruolo di fluidicante, gran fisico, temperamento, spinta e tanti gol. Oggi è normale che un esterno si proietti avanti e Maicon lo fa con forza dirompente. Ha deciso tante gare». - BEDIN E STANKOVIC: 'Bedin era un mediano di spinta con una buona tecnica e troppo sottovalutato. Stankovic (Motta non ci sarà,ndr) è trequartista, ha grinta e un tiro che fa male« - GUARNERI E SAMUEL: 'Aristide era un baluardo, francobollava grandi attaccanti senza dargli tregua, un pò come Samuel, più esuberante, implacabile e a volte letale in avanti di testa». - PICCHI E LUCIO: 'la differenza è nel fisico, Picchi era il comandante, il libero tempista e regista difensivo, capitano coraggioso e sfortunato. Lucio un centrale sornione, deciso e in possesso di classe, con Samuel forma un doppio muro«. - JAIR E PANDEV: 'Jair era molto più veloce, sviluppava il contropiede, non troppi gol ma decisivo in tante gare. Pandev ha più tecnica, si defila ma ha numeri da giocoliere. Ricordo una sua splendida doppietta con la Lazio al Real». - PEIRÒ E ETÒO: «Lo spagnolo, uomo di Coppa come terzo staniero, era tecnico e scattante, celebre il gol di rapina al Liverpool. Etòo e una forza della natura, punta di classe autore di gol memorabili, si sacrifica anche come esterno». - MAZZOLA E MILITO: 'Io ero molto rapido, partivo in velocità e tiravo anche da fuori, in quella fase della mia carriera. Milito è uno sparviero micidiale d'area, gioca col fuorigioco avversario, ha tiro, tecnica, senso del gol. È il suo anno«. SUAREZ E CAMBIASSO: 'Grande stima per Cambiasso ma Luis era unico, forse irripetibile: sublimi le sue aperture da 40 metri, l'impostazione, le geometrie. Cambiasso è un grande regista difensivo, chiude a doppia mandata la difesa, rilancia, è il centrocampista che tutti gli allenatori adorano». - CORSO E SNEJIDER: 'Fisici diversi, Corso aveva classe sopraffina, punizioni a foglia morta, genialità. Ma Snejider ha personalità, fisico, punizioni diverse ma letali,ha cambiato l'Inter, è l'uomo in più. Concludendo due grandi team: noi abbiamo vinto contro Di Stefano e Eusebio ma con la concorrenza che c'è spuntarla oggi sarebbe meraviglioso. Tocchiamo ferro«
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