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Dopo il derby con scaramucce di Montecarlo per Kondogbia, Inter e Milan hanno deciso,invece, di stare compatte sulla questione stadio con l’obiettivo di avere lo stadio di proprietà una prerogativa ormai inserita in cima agli obiettivi dei rispettivi management nel piano industriale di entrambi i club per il prossimo quinquennio: è su questa base che nasce un patto di ferro; una forte alleanza, una naturale conseguenza di una convivenza che al Meazza va avanti con risultati eccellenti e ottimi rapporti dal 2000, l’anno della concessione in gestione dello stadio alle due società da parte del proprietario, il Comune di Milano, con la firma di un’apposita convenzione. Ecco a tal proposito, il pensiero della Gazzetta dello Sport: “martedì scorso i vertici di Inter e Milan hanno presentato all’assessora allo Sport di Milano, Chiara Bisconti, il loro patto e illustrato come immaginano il futuro, tutto è sembrato più chiaro. Il Milan vuole costruirsi la propria arena al Portello, l’Inter intende sviluppare il nuovo San Siro: due visioni certo differenti di impianti di proprietà da un punto di vista stilistico, con i rossoneri che scelgono di percorrere la strada del nuovo mentre i nerazzurri viaggiano nel segno della tradizione.
Sembrano due unità distinte, invece no, perché sono due facce di uno stesso piano. Con una premessa indispensabile dalla quale non si scappa: senza il Portello rossonero, non ci sarà un Meazza esclusivo nerazzurro. E viceversa: il patto è d’acciaio in una città che punta ancora più in alto, per lungimiranza e orgoglio. Due stadi, un unico progetto.
Il progetto del Portello e quello del Meazza 2.0 sono stati già depositati in Comune. Inter e Milan sognano la casa del futuro partendo da una filosofia comune: saranno sì stadi-salotti, con un comfort altissimo e super tecnologici, ma anche due stadi-bolge, con capienze ridotte. 48mila il Portello, scenderà a 60mila San Siro attraverso l’abbassamento del tetto e la cancellazione del 3° anello.
Innovazione nel solco della tradizione. Non solo: saranno, di fatto, due stadi urbani, lontani in linea d’area poco più di 3 km e questo disegnerà un’immaginaria linea di continuità rispetto alla grande storia dei club. Entrambi porranno al centro una rivoluzione culturale nel modo di concepire l’esperienza del tifoso allo stadio, con da una parte «l’effetto wow» (il catino) e dall’altra la «fun experience», ovvero il piacere di godersi la partita in maniera più consapevole e che passi anche attraverso il rinnovamento urbanistico. Il futuro può ripartire da qui, da un piano condiviso che, se dovesse andare a dama per la stagione 2019-2020, cancellerebbe il rischio di ritrovarsi nel futuro un Meazza abbandonato, senza nessuno dei 2 club.
In questo gioco d’incastri emerge la variabile-tempo: usciti allo scoperto, Inter e Milan attendono risposte in un periodo ragionevolmente breve. Molto dipenderà da quello che accadrà lunedì alle 14.30 nel Comitato esecutivo di Fondazione Fiera Milano, proprietaria dei suoli al Portello per il quale il Milan corre contro la Milano Alta per la riqualificazione: non è una partita dal risultato scontato, Fondazione non si sbilancia, probabile che il vincitore arriverà al fotofinish. Lunedì, così, palla al centro: i due club hanno fretta di entrare in una nuova era e chiedono il pass a Fondazione.”
Il sogno dell'Inter,come da foto gds. è quello di un Meazza con una capienza di 60.000 posti, grazie alla eliminazione del terzo anello e abbassamento del tetto. Resterebbero le quattro torri mentre la tribuna rossa sarebbe adibita a zona business,
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