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Mihajlovic: “Grazie a Mancini alleno. Con Mourinho ho litigato: o lo ami o lo odi. Con Vieria…”

L'allenatore del Torino ha raccontato della sua esperienza con i due ex tecnici dell'Inter e tanto altro...

Eva A. Provenzano

Sinisa Mihajlovic non è un uomo banale ed è anche un allenatore che sa il suo. L’allenatore del Torino, in un’intervista rilasciata al Corriere dello Sport, ha parlato dei colleghi che lo hanno ‘segnato’ e di tanti altri argomenti. Ne è uscito un quadro interessante. “L’allenatore più importante della mia vita? Credo che tutti lo siano stati a loro modo. Petrovic mi ha portato in A, Boskov mi ha portato in Italia, Eriksson mi ha messo al centro della difesa e mi ha allungato la carriera e poi Mancini perché grazie a lui alleno, faccio oggi il mio lavoro”.

CON MOU - E poi c’è Mourinho: “Ho litigato anche con lui. Quando allenavo il Catania vincemmo tre a uno ed era l’anno del Triplete dell’Inter. Non ricordo bene, ma doveva essere successo qualcosa sui giornali e allora ho detto che non potevo parlare di calcio con uno che non ha mai giocato a calcio. Lui ha replicato dicendomi che avevo sputato su un avversario e ci siamo beccati un po’. Poi in una riunione mi è venuto a salutare. Sono andato anche a vedere i suoi allenamenti perché mi interessavano. E’ un allenatore che mi piace, un po’ sopra le righe però sempre in modo giusto. E’ il contrario di Guardiola. E’ uno che o lo ami o lo odi e non c’è una via di mezzo. Mourinho è Mourinho. Anche se adesso ha un po’ di problemi, è stato ed è uno dei più grandi allenatori in circolazione”.

IL MILAN –“Volevano un allenatore di personalità e se prendono me sanno a cosa vanno incontro. Se prendi me non puoi pensare di fare come vuoi tu. Ci possiamo confrontare, ma alla fine sul mio decido io. Quando sono arrivato al Milan ho cercato di ridare allo spogliatoio la cultura del lavoro e ci sono riuscito. Sono stati ridotti gli infortuni, tipo Alex con me ha giocato tutte le partite. Le prime partite abbiamo cercato di giocare come voleva Berlusconi e abbiamo perso, poi ho detto che volevo fare di testa mia e gli ho detto che se non gli piaceva poteva mandarmi via, poi sono arrivati i risultati. Sono andato via con la squadra in EL e in finale di Coppa Italia e dopo la partita con la Juve, la migliore della stagione". 

VALORIZZAZIONE – “Penso che per giudicare il lavoro di un allenatore si debba guardare anche al fatto che sia in grado di valorizzare certi giocatori. Come Donnarumma e Niang al Milan e come ho fatto alla Samp con De Silvestri, Soriano, Eder,Gabbiadini. E lo stesso Torino di ora. Sono cose importanti anche quelle, per la società che si allena”.

IL DIVERBIO – L’allenatore ha parlato anche del suo scontro con Vieira: “In primo luogo devo dirle che dopo quella storia io e Vieira siamo diventati amici. Tanto è vero che lui, anche se era infortunato, è venuto alla mia partita d’addio al calcio. Una bella prova di amicizia, dopo quello che c’era stato tra noi. In una partita lui mi ha detto zingaro di merda e allora io non gli ho detto negro di merda, gli ho detto nero di merda. Io penso che tutto quello che succede in campo deve rimanere in campo e poi deve passare. Poi lui quando è tornato in Inghilterra ha detto che io gli ho detto negro di merda.Io potevo dire tranquillamente che non era vero. Io non sono fatto così e ho confermato: sì, gli ho detto nero di merda. Ma la mia offesa non era nero ma era merda. Perché nero di merda è razzismo e zingaro di merda non è razzismo? Che cambia? Non cambia nulla. Io ho tanti miei amici che sono neri. Io comunque con tutti sono in buoni rapporti e quando ho avuto qualche problema ho sempre detto le cose in faccia e sempre affrontato i problemi da uomo, e non da codardo”.

PACE –Ho fatto pace anche con Mutu: non avrei dovuto sputargli, ma lui mi aveva provocato. Quando sono andato ad allenare a Firenze lui era preoccupato, ma gli ho detto che ero stato io a sbagliare. Mi conoscevano e mi venivano a provocare. Una volta mi ricordo di Bierhoff che è stato astuto. Ero nella Lazio, abbiamo giocato con Milan e c’era il bombardamento su Belgrado in corso. Quando giocavo avevo bisogno sempre di avere qualche nemico per poter rendere al massimo. Allora mi preparavo, “gli dico di tutto, lo provoco, così lui si incazza e io mi incazzo”. Così rendevo al massimo. Ma Bierhoff, furbacchione, viene prima della partita e mi dice “Guarda, ti voglio dire una cosa: mi dispiace tantissimo per quello che succede nel tuo Paese perché non ve lo meritate. Sono con voi”. Io lo guardo e gli dico grazie. Lui va via e io mi dico: ora come cazzo faccio, non posso menarlo dopo che mi ha detto questo sul mio Paese. Insomma sono rimasto là senza menare, deluso”.

BENASSI E BASELLI – “Sono due giocatori che sposano bene qualità e quantità. Devono migliorare in fase difensiva. Devono crescere, sono giovani, ma fanno bene le due fasi, di possesso e non. Possono giocare in Nazionale ed essere il futuro del centrocampo perché hanno le carte in regola”.

(Fonte: Corriere dello Sport)