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Mihajlovic: «L’Inter è un sogno per tutti. Strama è bravo, arriverà …»

Lorenzo Roca

Sinisa Mihajlovic, 43 anni, c.t. della Serbia, concede un’intervista a un inviato della Gazetta dello Sport durante la conferenza dei tecnici europei: «Troppo giovane Stramaccioni? Non deve chiederlo a me, sono giovane anch’io. Si diventa...

Sinisa Mihajlovic, 43 anni, c.t. della Serbia, concede un'intervista a un inviato della Gazetta dello Sport durante la conferenza dei tecnici europei: «Troppo giovane Stramaccioni? Non deve chiederlo a me, sono giovane anch’io. Si diventa c.t. più vecchi, ma ho colto l’occasione: la qualità della vita è migliore, ci si completa tatticamente e psicologicamente. Perché hai poco tempo e devi cercare di capire i giocatori».Stramaccioni però non ha avuto grandi esperienze: questa sembra una colpa.«Io sono stato in campo e negli spogliatoi con altri campioni e conosco le dinamiche. Però conta la bravura. E Stramaccioni con la Primavera era bravo».E allora che cosa succede all’Inter?«Succede che in Italia il calcio è cambiato, le grandi investono meno sui big e il gap con le piccole si riduce. Poi magari il Siena, con l’Inter, moltiplica le motivazioni. E l’Inter le riduce».Solo questo?«La difficoltà con una grande è nella gestione. Ad allenare siamo tutti più o meno bravi. Invece devi essere speciale per trovare la “medicina” giusta per ogni giocatore: duro con i duri, sensibile con i sensibili. In questo Mou è il numero uno: solo lui poteva convincere Eto’o a fare il terzino. E poi un’altra cosa».Cioè?«I giovani calciatori famosi accettano meno consigli. Balotelli a 17 anni era una testa calda, ma era anche la sua forza. Poi sono arrivati i primi soldi veri e gestirlo è diventato più difficile».Forse anche il post-Mourinho è duro.«Sì, Mou tira al massimo. Ma non è facile: quest’Inter aveva vinto tutto. Ogni 4 anni un giocatore deve cambiare aria».Cassano lo fa più spesso...«Troppo».Lei ha rischiato di allenare l’Inter primadi Gasperini: rimpianti?«No. Per un paio d’anni sono stato a un passo. Un’opportunità mancata,mami basta che abbiano pensato a me. Il discorso non è chiuso, perché allenare l’Inter è il sogno di ogni allenatore. Vivo in Italia e non partecipo alla fuga: è ancora un paese ideale».All’Inter lei è stato da vice di Mancini.«“Secondo” all’Inter è più difficile che primo altrove».Dove va questa Inter?«Abbiate pazienza, il campionato è lungo. Scudetto non so, ma tra le prime tre-quattro sì».