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Domenica l'Inter va a Torino contro una Juventus gasata dal secondo posto e dalla qualificazione alla finale di Coppa Italia e il Principe si troverà di fronte una formazione alla quale non ha mai segnato con la maglia nerazzurra. Più che un blocco psicologico lo vede come un tabù da infrangere. «E' arrivata l'ora» dice sorridendo.Milito, se domenica a Torino l'arbitro fischierà un rigore per l'Inter lei se la sentirà di calciarlo?«Se Ranieri me lo chiederà, senza problemi. Fino a ora il rigorista sono sempre stato io».Però si è fatto parare gli ultimi due.«Vero, ma nella mia carriera di rigori ne ho calciati tanti sbagliandone pochi. Anche se adesso per me le cose non vanno bene, non mollo».Più brutto l'errore con il Chievo o quello con l'Atalanta?«Quando sbagli dal dischetto, nel 90 per cento dei casi il rigore è calciato male e a me è successo in entrambi i casi. Poi però c'entra anche la fortuna: se contro l'Atalanta Consigli si fosse buttato dall'altra parte, non saremmo qui a parlare di questo. Invece ha scelto la parte giusta...».Il momento è difficile per lei, ma anche per l'Inter. Si è spiegato il perché?«Il calcio è questo: due anni fa quando abbiamo vinto tutto, ogni cosa girava per il verso giusto, mentre ora succede il contrario. Sia chiaro, commettiamo degli errori, ma ci sono anche tanti fattori negativi indipendenti da noi. Prendete per esempio le due partite contro il Marsiglia: meritavamo di passare il turno e sia all'andata sia al ritorno abbiamo fatto meglio di loro».Il suo gol a San Siro sembrava aver steso i francesi. Invece cosa è successo?«Non lo so. Ero convinto che ce l'avremmo fatta e la cosa che mi preoccupava di più era segnare l'1-0. Ci siamo riusciti a un quarto d'ora dalla fine e a quel punto credevo che avremmo vinto ai supplementari».Con l'errore di Lucio però la sfortuna non c'entra.«In tutti i lavori per far bene ci vuole un po' di fortuna e noi negli episodi chiave non ne abbiamo avuta. Pensare che siamo sfortunati però non serve: meglio cercare di ribaltare con tutte le nostre forze questo trend negativo».Vincere a Torino, come chiede Moratti, vorrebbe dire invertire il trend?«Me lo auguro. Per noi sarà un match sentito e importante che, in caso di successo, ci darebbe tanto a livello di morale e di classifica. I tre punti sarebbero una spinta per provare a raggiungere quello che stiamo cercando».Il problema dell'Inter è più a livello tecnico, tattico o psicologico?«Psicologicamente di certo non siamo al 100%. Speriamo che le quattro gare senza sconfitta dalle quali siamo reduci ci abbiano caricato. Contro la Juve serve una grande prova».Juventus in finale di Coppa Italia e in corsa per lo scudetto. Sorpreso?«No, perché sapevo che la Juve era una buonissima squadra con un grande allenatore. I bianconeri hanno puntato tanto sull'entusiasmo, sulla voglia di vincere che hanno dopo tanti anni senza trofei e stanno facendo bene».Chi toglierebbe ai bianconeri?«Potessi sceglierne uno solo, direi Pirlo. È lui che fa girare la squadra».Inter ultimamente con poca corsa, Juventus che va a mille. Sotto l'aspetto fisico rischia di non esserci partita.«In match come questi è importante la testa. Perché se è vero che corsa e intensità contano, è innegabile che senza la mente libera, non riesci a giocare. Dopo la qualificazione alla finale di Coppa Italia la Juve sarà carica e noi non possiamo essere da meno».Le piacerebbe trovarsi contro Del Piero?«Sì, perché Del Piero è un mito del calcio e per me giocare contro i migliori è bello».Teme che le scorie di calciopoli possano avvelenare il clima della gara?«Speriamo di no. Juve-Inter deve essere solo una partita di calcio. Il resto è passato e non conta».Da quando è all'Inter non ha mai segnato contro la Juve.«Speriamo sia arrivato il momento di infrangere questo tabù. Domenica ci proverò».Scudetto al Milan o alla Juventus?«Sarà una lotta fino alla fine, ma credo che il Milan stia meglio e abbia qualcosa in più della Juventus a livello qualitativo. Mi riferisco a Ibrahimovic soprattutto».Juve e Milan sul cammino dell'Inter da qui a fine stagione. Teme che le ultime dieci giornate possano trasformarsi in un calvario per voi?«Negli ultimi sette anni in cui abbiamo vinto tutto non eravamo più abituati a puntare “solo” al terzo posto, ma adesso la situazione è questa e le motivazioni devono esserci».Una delle accuse all'Inter in crisi è che Zanetti e Cambiasso abbiano molto, troppo peso in squadra e in società. Cosa risponde?«Sono voci che danno fastidio e mi dispiace perché sono giocatori fondamentali che hanno dato tanto all'Inter. E' ingiusto offendere due come loro che ci hanno sempre messo la faccia, anteponendo il gruppo agli interessi personali».Forlan invece domenica si è rifiutato di entrare...«Ero lì quando Ranieri ha parlato con Diego. Non se la sentiva in quel momento della partita di fare un certo lavoro sulla fascia ed è stato sincero. Non mi sembra un episodio grave. Meglio così che andare in campo e non aiutare la squadra».I critici sostengono che il ciclo dell'Inter sia finito.«Questa squadra può dare ancora tanto perché composta da giocatori che hanno dimostrato quello di cui sono capaci e che possono essere utili».Vede un futuro per questa Inter?«La base è solida e una rivoluzione non è necessaria».Lei ha ancora voglia di aiutare l'Inter?«Tantissima e non solo quest'anno, ma anche in futuro».Il Racing che vorrebbe riportarla in Argentina dovrà attendere?«Sì, perché sono contentissimo a Milano. L'ultima parola spetta alla società, ma io non voglio andarmene».Dopo un 2010-11 da incubo temeva di non tornare più il vero Milito?«Quella è stata un'annata con tanti infortuni, mentre ora sto bene. Ho sbagliato qualche gol, ma ne ho segnati 16 e sono soddisfatto».Quanto merito dà a Ranieri per la sua rinascita?«Lo ringrazierò sempre perché è stato franco: mi ha dato un'opportunità nei momenti di difficoltà e questo non lo dimentico. Dobbiamo essere uniti anche per il tecnico, ci dà tutto quello che ha, come ha sempre fatto».Negli ultimi giorni si parla di Bielsa come possibile futuro tecnico dell'Inter. Lei che lo ha avuto in nazionale come lo descrive?«Insieme a Mourinho è il miglior allenatore che ho avuto, quello che mi ha lasciato il ricordo più straordinario».Bielsa assomiglia a Mourinho?«In tante cose. Premesso che ogni allenatore ha il suo modo di lavorare, sono simili nella maniera in cui tengono in pugno il gruppo, per come proteggono la squadra».Sorpreso che in Spagna stia facendo così bene?«Per niente. Bielsa è un grandissimo allenatore e lo ha dimostrato ovunque ha lavorato. Sono contento per lui perché merita i risultati che sta avendo».
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