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È dalla delusione di Istanbul che arriva la benzina per provarci ancora?
—«No, quello è un capitolo chiuso, un’altra storia: inevitabilmente, ce la porteremo dentro, ma adesso inizia un percorso nuovo da costruire giorno dopo giorno».
Quante volte ha pensato a Istanbul durante l’estate?
—«Beh, quasi ogni giorno. Quella è quasi una partita della vita: magari ricapiterà ancora, magari no... Di certo, è un grande peccato perché meritavamo di vincere. Tutti si aspettavano che il City ce ne facesse 3 e invece penso che siamo stati superiori noi».
Ma cosa si prova a giocare praticamente tutte le partite e poi ad infortunarsi giusto prima della finale di Champions?
—«E’ stata una sfortuna farsi male giusto contro il Milan, sono stato fuori tre settimane e ho fatto di tutto per rientrare a Istanbul, però basta guardare indietro, basta pensieri negativi: concentriamoci su quelli positivi, proviamo a rivivere quelle emozioni».
Con un anno in più sulle spalle, pensa di poter tenere lo stesso livello super dell’anno scorso?
—«Certo, mi impegno per stare in forma. Sono pronto a iniziare forte, a dare tutto per rimanere al top. Non ci sono segreti, anzi uno c’è e sono i miei compagni: da solo non si va da nessuna parte. Ma anche io ci metto del mio, col lavoro fisico, col recupero, con la testa... È un insieme di fattori. Il calcio, alla fine, è democratico: ti restituisce tutto ciò che gli dai».
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