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TS – Inter, alle radici del parametro d’oro Mkhitaryan. In Europa sa come si vince

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Le radici di Henrikh Mkhitaryan. Focus sul presente, ma anche sull’infanzia del centrocampista armeno di Inzaghi

Alessandro Cosattini

Le radici di Henrikh Mkhitaryan. Focus sul presente, ma anche sull’infanzia del centrocampista armeno oggi sulla pagine di Tuttosport. Da rinforzo a parametro zero dell’Inter di Inzaghi a pilastro dei nerazzurri, è questa fin qui la parabola da quando è arrivato in estate. L’allenatore si gode le sue prestazioni ed è pronto a utilizzarlo anche in Champions League contro il Porto:

In Armenia è un eroe nazionale, ammirato da tutti. Ci si può trovare alla Cascata, la scalinata monumentale simbolo di Erevan situata al centro della Capitale e dalla cui vetta si può ammirare tutta la città, ma anche in qualsiasi storico monastero sparso per il Paese, e ogni abitante, sentendo pronunciare Henrikh Mkhitaryan, sorride con fierezza ed è pronto a svelarti un aneddoto che lo riguarda. In una nazione dove il judo o comunque le arti marziali, attirano maggiore interesse del pallone, il centrocampista nerazzurro è il calcio.

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Le radici di Mkhitaryan

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Un figlio d’arte resiliente, un acquisto a parametro zero che ha convinto tutti (le prestazioni del classe ’89 sono supportate dalla statistiche, col calciatore che corre una media di circa 10 km a partita e ha segnato il gol decisivo del momentaneo 2-1 contro l’Udinese, dopo quello della vittoria contro la Fiorentina o la rete che ha sbloccato il risultato contro il Viktoria Plzen). Dai primi calci al Pyunik, sino alla titolarità con l’Inter c’è una vita costellata da talento e sacrificio. Sin dall’infanzia Henrikh decise di voler provare a seguire le orme del padre Hamlet, ex calciatore dalla discreta carriera, morto prematuramente quando il figlio aveva appena sette anni. Il ragazzo ha nel dna sicuramente capacità rilevanti, ma grazie anche all’educazione familiare che lo fece concentrare pure sugli studi - Mkhitaryan si è laureato e parla sette differenti lingue – è riuscito a beneficiare dell'istruzione ricevuta. Tanto che si dice che la sua bravura con gli scacchi gli sia sempre servita persino sul terreno di gioco, con mosse e movimenti preparati a tavolino per affrontare i rivali.  

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In Europa sa come si vince

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Palleggio e tecnica, con alcuni insegnamenti che risalgono all’adolescenza, quando si trasferì in Brasile e mostrò a tutti, nella terra del calcio, come un armeno potesse competere con le promesse verdeoro (e incrociò Hernanes). Poi il rientro a casa, le soddisfazioni ucraine, gli elogi col Dortmund di Kloop. E ancora: dai fasti con lo United all’Arsenal, sino alla vittoria europea con la Roma (e la pace con Mou dopo un rapporto non ottimale a Manchester). Capace di conquistare sette supercoppe nazionali (due in Armenia, una con lo Shakhtar Donetsk, due in Germania, una in Inghilterra e una con l’Inter), ha alzato al cielo anche Europa e Conference League. Sognare la coppa dalle grandi orecchie è oggettivamente complicato, ma Henrikh ha già vinto sfide impossibili”, si legge.

(Fonte: Tuttosport)

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