LEGGI ANCHE
Com'è vedere l'Inter da tifoso dopo che si è stati proprietari?
—«Da presidente senti il peso del dovere. Fare il tifoso invece è un lusso: sei felice e sei triste, ma tutto grava sulle spalle di qualcun altro».
Le squadre sono dei presidenti o dei tifosi?
—«Dei tifosi. Il presidente accudisce il club, lo cura e lo restituisce. Nessuno dura per sempre. Puoi essere più o meno amato, ma sai che l'Inter non è tua».
Inzaghi le ricorda qualcuno dei suoi allenatori?
—«Ha qualità che sono solo sue. Ha pazienza, attenzione, intelligenza, la giusta pignoleria e la capacità di migliorarsi. L'ho apprezzato col tempo. In certi momenti, sbagliando, lo avrei esonerato. È una critica che faccio a me stesso, non a lui».
Dei suoi allenatori sente ancora qualcuno?
—«Certo. Ottavio Bianchi, il primo. Poi Mancini e Mourinho. Mi spiace vedere José a spasso, ma sono sicuro che si rifarà».
E dei calciatori?
—«Tantissimi, di generazioni diverse. Non solo i miei, anche quelli di mio padre. L'ultimo che ho incontrato è stato Eto'o al ristorante. Affettuoso e simpatico. E Zanetti non perde un'occasione per una parola gentile, per un augurio sincero».
Della rosa del Triplete chi farebbe comodo a Inzaghi?
—«Tutti».
Quale giocatore di questa Inter avrebbe voluto nella sua?
—«Barella, che ha volontà, sa crescere. E Mkhitaryan, una macchina pensante. In Champions uno così ci vuole sempre».
È stato emozionante tornare alla Pinetina, su invito di Marotta?.
—«È stata una giornata stupenda, completamente dedicata a me, per cui sarò sempre riconoscente. Il centro sportivo è cambiato, ma le sensazioni sono quelle di un tempo. Lì c'è la storia della mia famiglia. Prima di papà, l'Inter si allenava vicino al parco Forlanini. Oggi noi Moratti siamo legati al club grazie a Inter Campus, progetto bellissimo che segue mia figlia Carlotta».
Con lei sono arrivati fra gli altri Ronaldo, Recoba, Adriano. Fosse presidente, chi proverebbe a prendere per fare sognare i tifosi?
—«Zirkzee. Inventa calcio, e Inzaghi saprebbe inserirlo al meglio nel gioco della squadra».
Dove può arrivare questa Inter?
—«Rivincere il campionato è importantissimo. Non esistono rendite di posizione. Bisogna sempre mettere impegno e serietà, perché è un attimo perdere quel che si è costruito, e poi resta solo la nostalgia. La Champions è più complicata da programmare, ma mai dire mai».
Cosa le manca del calcio dei suoi anni?
—«Non sono il tipo da rimpianti. Vedo un'evoluzione positiva. Certo, oggi servono ancora più soldi di allora».
Venduta la Saras, ora può dedicarsi agli affetti?
—«Mi ci dedicavo anche prima. Ho sempre vissuto intensamente e a questa nuova libertà non mi sono ancora abituato. Ogni cosa richiede il suo tempo».
© RIPRODUZIONE RISERVATA