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Moratti: “Mourinho? Lo presi pensando a Herrera. Ecco quando lo scelsi. E su Quaresma…”

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L'ex presidente dell'Inter ricorda alcuni aneddoti riguardanti il tecnico portoghese, artefice dello storico Triplete

Fabio Alampi

C'era anche Massimo Moratti, insieme ai giornalisti Fabio Caressa e Paolo Liguori, alla presentazione del libro "Diventare Mourinho", scritto da Ivan Zazzaroni. L'ex presidente dell'Inter ha parlato così del tecnico portoghese: "La vittoria della Champions League? In fin dei conti è stato un finale bellissimo. A me faceva molto piacere perchè era una cosa capitata anche a mio padre, e l'idea che capitasse anche a me la trovavo un fatto molto particolare, una famiglia che si ritrovasse nella stessa, bellissima situazione. Ciclo completato? Quando sei dentro una squadra di calcio, quando sei li responsabile, ti sembra di non aver mai completato niente, sono talmente tante le cose che pensi di aver sbagliato che sei sempre a inseguire quel qualcosa in più che ti faccia perdonare degli errori che hai fatto.

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Mourinho? Ci sono degli episodi, all'inizio specialmente, che mi facevano pensare che avesse un certo tipo di carattere, magari per lui era un modo per presentarsi, per far vedere che aveva determinate caratteristiche. Poi, conoscendolo meglio, ho trovato un personaggio simpatico, serio, professionale. Le sue richieste? Mourinho è l'unico allenatore che non mi ha mai chiamato in causa per chiedere un giocatore. Lo aveva fatto per Quaresma: era appena arrivato, si è speso per lui come un pazzo, io non volevo prenderlo. Proprio all'ultimo minuto dell'ultimo giorno, siccome mi ero stancato che continuava a insistere, a un certo punto lo abbiamo preso.

Il parallelismo Mourinho-Herrera? Mourinho lo presi proprio pensando a Herrera. Ero rimasto colpito da una sua intervista fatta anni prima, in cui aveva pareggiato in casa una semifinale di Champions League con il Porto: doveva fare la gara di ritorno in trasferta, e tutti i giornalisti gli chiesero come pensava di fare. Lui ha avuto grande successo sia al Porto che al Chelsea, mi era rimasto in mente questo atteggiamento simile a quello di Herrera. Herrera era un grandissimo professionista, entrambi hanno una serietà professionale pazzesca, sono grandi lavoratori, oltre a doti di simpatia e fascino.

Il passaggio di Mourinho alla Roma? Nessuna gelosia, proprio no. Mi ha fatto piacere. Lo sentivo spesso, e mi faceva piacere andasse alla Roma: non era il Milan, non era la Juventus... Pensavo fosse la piazza giusta per lui, dove potesse esprimersi. Sotto un certo aspetto, forse lui non se ne rende conto o forse sì, torna più giovane a Roma. Si ritrova come a inizio carriera, con una squadra da ricostruire, non può dire "voglio Ibrahimovic", è diverso. Questa maggior fatica è un'esperienza bella, non sono per nulla gelosa. E anche Herrera dopo di noi allenò la Roma.

A me divertiva il fatto che Mourinho fosse entrato un po' nello spirito della società, quello di non essere mai la società "del palazzo". Aveva sempre qualcosa da ridire. La storia delle manette... Questo è Mourinho: è uno che fa una cosa e dall'altra parte del mondolo imitano".

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"Dopo Mourinho presi Benitez: era l'ultima persona che pensavo di prendere perchè Mourinho ce l'aveva con Benitez. Quando mi portarono Benitez, con Branca che mi diceva che mancavano 3 giorni all'inizio del ritiro e non avevamo un allenatore, mi aveva fatto una buona impressione, ma subito notai la differenza con Mourinho. Anche Benitez aveva un problema con Mourinho: per lui aveva vinto troppo, non accettava questa cosa. Ha un po' sbagliato magari l'impostazione iniziale con i giocatori, però era un buon allenatore. Anche lì siamo partiti tutti con il "piede sinistro", sia io che Benitez. A dicembre lo mandai a casa e arrivò uno bravissimo, che era Leonardo: in una settimana aveva ricreato il clima di squadra che c'era prima. Siamo arrivati a un pelo dal vincere il campionato, se non avessimo perso il derby avremmo vinto lo scudetto, poi abbiamo vinto la Coppa Italia. Nonostante fosse completamente diverso da Mourinho, è stato bravissimo nell'adeguarsi a quell'Inter. Certo, Mourinho un vuoto lo lascia, e qualsiasi allenatore arriva dopo non è facile. Successe lo stesso con Mancini, ma lì arrivo Mourinho"

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