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Motta: ‘Mi tradisce la voglia di vincere. E su Leo e Nazionale…”

Alessandro De Felice

Il centrocampista nerazzurro ha rilasciato un’intervista al quotidiano La Stampa. Motta ha parlato di tutto, partendo dal rapporto con la tecnologia, passando per la lite con Buffon e arrivando all’emozione datagli dalla convocazione...

Il centrocampista nerazzurro ha rilasciato un'intervista al quotidiano La Stampa. Motta ha parlato di tutto, partendo dal rapporto con la tecnologia, passando per la lite con Buffon e arrivando all'emozione datagli dalla convocazione nella Nazionale di Prandelli.

Qui di seguito l'intervista integrale.

Thiago Motta, centrocampista dell'Inter e ora anche della Nazionale: lei ha amici nel mondo del calcio?«Vuole la verità? Forse un paio. È colpa mia. Cambio città e non so tenere i contatti con le persone. Non uso né facebook né twitter, odio la tecnologia. Quindi, chi mi cerca non mi trova. Non ho un bel rapporto neppure con il cellulare».

Nessuna eccezione?«Sì, una c'è. È il mio amico Lionel Messi. È come me, non risponde quasi mai. E quindi non s'arrabbia se sparisco. Mia moglie, invece... Adesso (guarda il telefonino che vibra, ndr) mi sta cercando per sapere se torno a casa a pranzo. Ma che le rispondo a fare? Tra poco torno e così lo vede».

Tranquillo fuori dal campo, un po' meno quando gioca. Si ricorda la lite con Buffon della stagione scorsa?«Ne abbiamo parlato anche in Nazionale e gli ho chiesto nuovamente scusa. C'era già stato un chiarimento subito dopo la partita ma ho voluto riaffrontare la questione. E' stato simpatico e molto tollerante».

Lei invece si è guadagnato l'appellativo di antipatico.«Mi frega il fatto di voler vincere sempre. Ero così anche da bambino nonostante i rimproveri di mio padre».

Un ragazzino vivace alla Balotelli?«Non fino a quel punto... però qualche zuffa l'ho fatta, ho il sangue caldo come mio padre e se perdevo piangevo».

Come l'hanno accolta in azzurro?«Benissimo, posso catalogarla come una delle esperienze più belle della mia vita».

E di Prandelli cosa pensa?«Se allena l'Italia vuol dire che è bravo ma a me ha colpito il suo lato umano. È una persona molto calma e sensibile».

Thiago Motta non rientra nei piani del Brasile, ma il cittì della Seleçao, Menezes, ha voluto comunque far sapere di essere contrario ai cambi di nazionalità.«Rispetto il suo pensiero ma non lo condivido».

Leonardo l'avrebbe convocata.«Mi sta dando grande fiducia e io spero di ripagarlo. Non lo conoscevo ed è stata una sorpresa. Ci ha fatto ritrovare l'entusiasmo e l'allegria. E poi è completamente diverso da tutti gli altri allenatori che ho avuto, Benitez compreso».

In che senso?«Sa come gestirci. Quando ci vede stanchi non ha problemi a darci un giorno di riposo senza assilli. Forse salteremo qualche ritiro e mi pare una grande decisione. Si gioca ogni tre giorni e dormire una notte in più a casa aiuta».

Crede al teorema: stress uguale infortuni?«Sì, giochiamo troppe partite. Non è una questione di età o di usura, si stanno facendo male anche i ragazzini».

Che idea si è fatto del caso Milito?«Leonardo l'ha mandato in Argentina a riposare e ha fatto bene. Era depresso, non sembrava neppure più lui. Quest'ultimo infortunio è stata una mazzata. Diego ha bisogno di pensare alla sua famiglia e basta. Viene da una stagione straordinaria e da un Mondiale molto impegnativo, la migliore medicina è staccare la spina».

Nel frattempo voi proverete a agganciare il Milan.«Tutte le squadre hanno un momento di flessione. Noi speriamo che succeda anche al Milan».

Domani sera c'è la Juventus e, a causa di Calciopoli, non è mai una gara come le altre.«Non bado a queste faccende, per me questa partita vale tre punti come le altre. La Juve si gioca più di noi, ha un disperato bisogno di punti e credo che non abbia abbandonato il sogno scudetto».

Che ne pensa dei giocatori-bandiera alla Del Piero?«Li ammiro perché hanno sposato una causa. Nel nostro mondo la riconoscenza non esiste ma deve esserci onestà. Se un presidente mi considera finito deve avere il coraggio di dirmelo. Vorrei chiudere la carriera all'Inter e diventare anch'io una bandiera».

Ci dia una prova della sua italianità. Cibo preferito?«Dovrei dire spaghetti, invece, vado matto per aglio e cipolla. Ma tenga conto che mio suocero è coreano...».

Ha ottenuto il passaporto grazie ai parenti di suo padre.«Vivono nel Polesine. Presto li andrò a trovare».

Suo padre Roberto cosa pensa della sua scelta di vestire la maglia azzurra?«È entusiasta».

Cosa le ha detto dopo la partita?«Non gli ho risposto al telefono. Nel suo caso è una scelta ben precisa. Mi avrebbe criticato come al solito!».