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Inutile continuare a raccontarsi che non ha cambiato l'Inter per sempre. Inutile fare finta che non esista e che da lasciati si sta così bene. Ogni volta che la Beneamata scende in campo è inevitabile per tifosi e opinionisti pensare a Josè Mourinho.
"Difficile, molto difficile dimenticare in fretta chi hai amato e che così, sue due piedi, ti ha lasciato". Lo scrive anche Bruno Longhi, il giornalista-telecronista di Mediaset. E in effetti sembra proprio che la squadra nerazzurra sia come la fidanzata usata, tradita, lasciata in una sera non qualsiasi di maggio.
"Chi arriva dopo un grande amore, inevitabilmente, non può esserne il clone. Le persone - dice Longhi - sono tutte diverse tra loro. Ma quando si è ancora infatuati le differenze saltano subito all’occhio. Moratti, a suo tempo, aveva scelto Benitez - uno che in Inghilterra aveva sempre messo sotto lo Special One - nella speranza di dimenticare e di andare avanti all’insegna di nuovi e esaltanti successi. Finora però non sono arrivati. E i tanti infortuni, le ultime più che discutibili prestazioni dell’Inter, acuiscono il rimpianto, rafforzano il ricordo di ciò che è stato negli ultimi due anni. Creano un inutile e dannoso ritorno di fiamma con il discutibile Mou".
E più di tutti, a pagare la sua partenza, è proprio Benitez. Soprattutto di fronte all'opinione pubblica. "Ma la società interista - continua il giornalista nello spazio 'Ce l'abbiamo con...' di Sport.mediaset, avrebbe dovuto mettere in preventivo le sue difficoltà. Sarebbe bastato rivedere la carriera di Mourinho e allora si sarebbe accorta che lui è come Attila. Dove passa non cresce più l’erba. In due anni al Porto aveva fatto il pieno. Ma poi i Dragaos hanno dovuto cambiare ben quattro allenatori per ritonare a vincere. Stessa storia al Chelsea: lo Special One riporta il titolo, ma per riconquistarlo, anche a Stamford Bridge, bisogna passare - prima di arrivare ad Ancelotti - attraverso le esperienze con Grant, Scolari e Hiddink".
Dunque le responsabilità della società di Corso Vittorio Emanuele sarebbero, secondo Longhi, quelle di non aver imparato dalla storia del calcio e quella di non aver preso in considerazione la possibilità di una squadra spremuta: "Doveva essere rinforzata la rosa. Invece - conclude il giornalista - l'unica operazione importante è stata quella di mandare Balotelli a Manchester. Uno che adesso avrebbe fatto più comodo dei milioni incassati per la sua cessione".
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