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"Sono vivo e sono qui". Comincia cosi' la conferenza stampa di Jose' Mourinho a pochi giorni dalla clamorosa eliminazione in Champions per mano del Siviglia. Una conferenza stampa che diventa presto un monologo, col tecnico portoghese che per 12 minuti elenca una serie di statistiche sulla recente storia del Manchester United in Champions e in Premier dal 2013 in poi, dal ritiro di Alex Ferguson.
Mou parla di "eredita' calcistica", ricordando che l'ultima finale in Champions dei Red Devils risale al 2011: "nel 2012 fuori nella fase a gironi, con Benfica, Basilea e Galati. Nel 2013 fuori agli ottavi e io ero sull'altra panchina - il riferimento alla sfida col Real Madrid - Nel 2014 eliminato ai quarti, nel 2015 fuori dalle coppe, nel 2016 fuori nella fase a gironi di Champions e poi eliminato in Europa League, nel 2017 vittoria dell'Europa League col sottoscritto e ritorno in Champions dove, nella fase a gironi, siamo arrivati primi con 15 punti su 18. In sette anni, con 4 diversi allenatori, il miglior risultato e' stato un quarto di finale. Questa e' eredita' calcistica. In Premier l'ultimo campionato vinto risale alla stagione 2012-13 e negli ultimi 4 anni il miglior piazzamento e' stato un quarto posto. Questa e' eredita' calcistica".
Mou ricorda che al suo arrivo al Real Madrid "solo Xabi Alonso col Liverpool, Casillas col Real e Ronaldo con lo United avevano giocato un quarto di finale di Champions" e facendo un confronto col Manchester City, "negli ultimi sette anni il loro peggior piazzamento e' un quarto posto, hanno vinto due volte la Premier e stanno per vincere la terza".
"Volete sapere cos'e' anche l'eredita' calcistica? Otamendi, De Bruyne, Fernandinho, Silva, Sterling, Aguero, sono investimenti del passato, non degli ultimi due anni. Nei quarti di Champions ci sono 4 squadre che sono sempre li', Barcellona, Real Madrid, Juventus e Bayern Monaco, poi ci altre che ogni tanto appaiono, come fu la mia Inter o il Monaco la scorsa stagione".
Mourinho assicura di essere in piena sintonia con la societa': "sono felice di quello che ho visto nei miei giocatori dopo la sconfitta col Siviglia, ho visto gente triste, frustrata, ma non c'e' tempo per restare in lutto e ci siamo allenati bene. Non scappero' - assicura - Non spariro', non ho paura delle mie responsabilita'. A 20 anni ero solo il figlio di qualcuno, ero un signor nessuno nel calcio. Ora ne ho 55 e ho fatto quello che ho fatto grazie al lavoro, al talento e alla mentalita'. Capisco che per molti, molti anni e' stata dura per quelle persone a cui non piaccio, da 10 mesi non vinco nulla, ho battuto il Liverpool e il Chelsea e ho perso col Siviglia e ora tocca a loro essere felici. Ma per quella che e' la mia formazione religiosa, ho imparato che bisogna essere contenti della felicita' altrui anche quando si tratta dei tuoi nemici".
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