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Inter, 10 anni fa le manette di Mourinho. Gds: “Qualsiasi interista che si rispetti…”

Era il 20 febbraio 2010 quando lo Special One protestò con il gesto delle manette nei confronti di Tagliavento

Gianni Pampinella

Un gesto, quello delle manette, divenuto nel tempo una delle icone dell'interismo. È il 20 febbraio 2010, a San Siro va in scena Inter-Sampdodria, arbitro Tagliavento. I due rossi estratti dall'arbitro all'indirizzo di Samuel  e Cordoba fanno arrabbiare i tifosi nerazzurri presenti a San Siro. E fanno arrabbiare soprattutto José Mourinho che in mondovisione fa il gesto delle manette. "Qualsiasi interista che si rispetti ricorderà con esattezza cosa stava facendo, su che seggiolino di San Siro era seduto quando lo Special One chiamò a raccolta ogni singola unità dell’esercito nerazzurro, quindi anche lui, per protestare contro l’arbitro, il sistema, il mondo intero", ricorda la Gazzetta dello Sport. "L’Inter si ritrovò bruscamente in nove uomini già al 38’ del primo tempo per le espulsioni in rapida successione di Samuel e Cordoba. L’arbitro era Tagliavento, uno che due anni dopo avrebbe passato un altro sabato sera parecchio difficile a San Siro per colpa di quel proverbiale “gol di Muntari”. Mourinho decise di passare all’azione quando Tagliavento sventolò un semplice giallo e non il rosso per Pazzini, reo di un calcetto a Lucio in una mischia su calcio piazzato. Allora guardò il quarto uomo, si sincerò di essere a favore di telecamera e avvicinò i polsi l’uno all’altro con posa da prigioniero politico".

SPOSTARE LE MONTAGNE - "In quegli anni formidabili Mou era in grado di spostare le montagne, riuscendo in imprese che ne erano il corrispettivo calcistico: far fuori i campioni d’Inghilterra (il Chelsea) e i campioni di Germania (il Bayern), eliminare il Barcellona di Messi e Guardiola, resistere al Camp Nou oltre un’ora in dieci uomini. E invece oggi lo guardiamo invecchiato e ingrigito, tenuto in scacco per 90 minuti da Julian Nagelsmann, il più giovane allenatore della storia della Champions League: un 32enne che l’ex portiere Tim Wiese, proprio in quel periodo, battezzò con il soprannome di “baby Mourinho”, intuendone le capacità (future) fuori dal comune".

(Gazzetta dello Sport)

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