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Mourinho: “Inter? Non paragonate me o Herrera ad altri”. E poi la frecciata

Marco Astori

La diretta testuale della conferenza stampa del nuovo tecnico della Roma, che si presenta oggi

E' il giorno di Jose Mourinho in quel di Roma. Oggi alle 13.30, infatti, il tecnico portoghese si presenta al suo nuovo club sulla Terrazza Caffarelli, al Campidoglio. FcInter1908 vi riporta la diretta testuale delle dichiarazioni dello Special One, mai banale quando parla alla stampa: "Prima di tutto voglio ringraziare i tifosi perché la reazione al mio arrivo alla Roma è stata eccezionale. Ho avuto subito questa sensazione di non aver fatto niente per meritarmi questo: sono in debito perché l'accoglienza è stata veramente emozionante. Devo ringraziare loro, poi il club per la fiducia: però il modo in cui i tifosi mi hanno accolto a Roma è stato fantastico e mi ha colpito.

Io sono qui perché nulla viene da nulla e nulla ritorna nel nulla: questo ha un significato molto simile a quello che ho sentito quando ho parlato col club. Il modo in cui i Friedkin mi hanno parlato, il progetto che vogliono, non dimenticare il passato e costruire il futuro: la parola tempo nel calcio non esiste, ma in questo caso esiste e esiste in un modo fondamentale. La proprietà non vuole successo oggi e problemi domani, ma una situazione sostenibile e fare una cosa con passione. Questa è la ragione per cui sono qui. Ora è tempo di lavorare insieme ai miei: i miei sono quelli che sono a Trigoria, noi vogliamo avere una mentalità di lavoro. La città? Non è una delle ragioni per cui sono qui, non sono in vacanza: dà grande responsabilità, è incredibile il legame con la città, però non siamo qui in vacanza, ma per lavorare".

La pressione è stata decisiva per la scelta?

"Ho dovuto cambiare già telefono tre volte, lo trovano sempre. E' fantastico e incredibile, quando non sei qui l'Italia ti manca: per chi pensa calcio 24 ore al giorno manca. C'è un lavoro da fare internamente e nel club dobbiamo concentrarci sul lavoro. Non sono una persona simpatica quando lavoro, magari non sarà un piacere lavorare con me: io difendo il mio club e tutto resta all'interno. Questo è fondamentale, a Trigoria dobbiamo pensare così".

Come cambierà la mentalità del gruppo?

"Prima devo conoscerlo, non cambiamo le cose senza essere consapevoli di quello che c'è. Ci sono principi fondamentali che non sono negoziabili: oggi c'è il primo allenamento, i giocatori devono capire subito il modo di lavorare. Tutto quello che non è al 100% non mi sta bene: dal momento in cui sono arrivato c'è stata una quarantena che mi ha fatto stare nel centro di allenamento e ho visto una gioia incredibile da parte di tutti di lavorare insieme. Questo è molto buono, capire subito che la gente vuole lavorare è un ottimo inizio".

Gli acquisti?

"Non ho parlato con nessuno, dico la verità. Io parlo con la proprietà e con il club, ma con i giocatori non ho parlato".

Questa può essere la sfida più importante della sua carriera?

"La prossima sfida è sempre quella più importante. Quando si parla del calcio italiano stiamo parlando della nazionale che è in finale dell'Europeo. La maggioranza dei giocatori giocano qui e se la Serie A non è visto da fuori come uno principale, dobbiamo fare tutti di più: io lavoro per la Roma, però anche per il calcio italiano. E se tutti possiamo dare di più, dobbiamo farlo".

Dzeko capitano?

"Non devo dire quello che faccio all'interno del club, se entriamo nella dinamica di quello che faccio, con chi parlo, sarò antipatico. Il capitano sarà una situazione che devono sapere prima il club e i giocatori".

Cristante e Spinazzola?

"Siamo felicissimi di avere questi due giocatori in nazionale, stanno facendo molto bene e possono tornare da Campioni d'Europa: sono orgoglioso, li sento già miei giocatori. Cristante dimostra che è una nazionale di talento, Mancini ha grande rispetto per lui perché quando è in difficoltà e Cristante è lì per aiutare: ha una personalità fantastica. Spinazzola è una situazione triste, però lui è incredibile nella sua gioia di vivere, è positivo: non lo avremo per tanto tempo, è una situazione dura per tutti. Abbiamo un ragazzo giovane come Calafiori, abbiamo fiducia in lui per la prima squadra: ma abbiamo bisogno di un terzino sinistro".

Undici anni dopo con quali sentimenti torni in Italia?

"Io sono l'allenatore della Roma, non voglio essere nient'altro: c'è tanto da fare, devo concentrarmi nel mio ruolo. Io voglio semplicemente essere questo: se come conseguenza possiamo dare qualcosa di più al calcio italiano è fantastico. Le situazioni possono arrivare o no, per difendere i miei io farò di tutto: per cercare problemi no. Mi voglio divertire e ci possiamo divertire tutti. Per difendere la mia società, se c'è bisogno, siamo qui".

Ossessione della vittoria?

"Io sono una vittima di quello che ho fatto e del modo in cui la gente mi guarda. Allo United ho vinto tre titoli ed è stato un disastro. Al Tottenham non mi hanno fatto giocare una finale ed è un disastro. Abbiamo un obiettivo in mente: vincere la prima partita ufficiale. Da un punto di vista più generale c'è un lavoro da fare e questa società ogni giorno deve migliorare. Si sente che ogni giorno va meglio nelle strutture. Poi nelle strutture funzionali e umane dovremo migliorare continuamente e da oggi l'obiettivo è questo".

Qualcuno ha detto che non è più lo stesso.

"Non voglio rispondere. Negli ultimi tre club ho vinto la Premier, tre titoli con lo United, una finale e un sesto posto col Tottenham: per me è un disastro, ma è colpa mia".

Il rumore dei nemici?

"Non voglio la Roma di Mourinho ma dei romanisti. Io sono solo uno in più insieme al club e ai tifosi: la Roma di Mourinho non mi piace".

La Roma è forte per vincere?

"Non è un'ossessione pensarla così. C'è una cosa da cui non possiamo scappare: abbiamo terminato il campionato 29 punti lontani dall'Inter e 16 dal quarto posto. Non possiamo scappare. Vogliamo prima capire il perché: ci vuole tempo, è una parola che condividiamo. E' stata una parola chiave quando ci siamo incontrati la prima volta: se possiamo accelerare il processo è meglio. Io voglio che tutto il club abbia questa mentalità".

Sarebbe positiva una stagione senza titoli?

"Voi parlate di quelli, noi di progetto, tempo e lavoro: i titoli sono facili da pronunciare. Poteva essere stata una promessa, ma la realtà è altro: noi parliamo di progetto, lavoro e di migliorare. I titoli arriveranno. La proprietà non vuole il successo isolato, vuole arrivare lì e rimanere lì: è difficile, vincere in modo isolato e non avere soldi per pagare stipendi. Noi vogliamo essere sostenibili e vogliamo essere insieme".

Quanto visto in All or Nothing fa uscire il vero Mourinho? Ha già un'idea tattica?

"Abbiamo un'idea che va lavorata: dobbiamo capire come far esprimere i giocatori al massimo mettendoli in una situazione comoda per loro. Non li vogliamo in situazioni che non piacciono a loro: il miglior modo di esprimere la squadra è questa. La gente deve essere comoda con il modo di giocare: il calcio è cambiato, è difficile definire un modo di farlo. In una partita devi cambiare, è difficile parlare di sistema tattico. Il documentario non l'ho visto ma eravamo naturale, le camere erano nascoste: è naturale. Dopo una partita in spogliatoio non fai teatro, quando alleni dimentichi tutto e non cambi".

Quando incontrerà l'Inter le dispiacerà non incontrare Conte?

"Ci sono allenatori nella storia del club che non vanno paragonati. Qui si parla di Liedholm o di Capello, non paragonateli. All'Inter non paragonate nessuno a me o Herrera: non si può. Ronaldo? Non deve preoccuparsi, non gioco in difesa: in quel caso lo piccherei, ma sono troppo scarso".

Come immagina la Roma tra tre anni?

"A festeggiare qualcosa".