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Matteo Pifferi

Guerriero, gigante... Soprannomi che sono motivo di orgoglio o fastidio?

"Se la gente mi apprezza vuol dire che qualcosa di buono ho fatto, qualche ricordo ho lasciato. Sì, sentirmi definire in un certo modo è motivo di orgoglio".

In cosa ti consideri un gigante?

"Io posso solo dire di aver fatto sempre quello che andava fatto, in campo ho sempre dato il massimo. Il mio stile di gioco ha fatto il resto. La forza, la voglia, potrei dire la rabbia che metto in partita spingono le persone a vedermi un gigante".

E da dove arriva l'energia che trasferisci in partita?

"A me non ha regalato niente nessuno. Ho avuto un'infanzia difficile, mia madre ha tirato su me e mia sorella da sola. Giocare in una certa maniera è stato uno sfogo e il modo per far capire che non mi accontento mai".

Oggi, dopo la scoperta del tumore al seno che ha colpito tua moglie Claudia, ti sei scoperto ancora più forte?

"Io sono sempre lo stesso. E' un momento particolare, difficile. Claudia è forte, ha grande coraggio, sta cercando di camuffare al meglio le sue emozioni, sta seguendo le cure alla perfezione, in casa, soprattutto con le bambine, si sforza di essere quella di sempre. Se sono tornato a Cagliari è anche per lei, qui ha i genitori, le amiche, i luoghi cari. In questo modo riesce ad affrontare al meglio la situazione".

A proposito di Cagliari, hai detto 'Sono di nuovo a casa'.

"Qui tutto è cominciato. Qui sono diventato calciatore e uomo, con tutto il rispetto per Piacenza, ma era la B, un'altra storia. Per me casa è Cagliari, ma potrebbe essere anche Roma: in Serie A ho passato tanti anni solo in queste due società. Dopo è arrivata l'Inter, ma ci sono stato troppo poco per sentirla davvero mia. Tornare a Cagliari vuol dire perciò ripartire dal punto in cui tutto ha avuto inizio".

E che società hai trovato?

"Andai via quando Cellino stava progettando di vendere il club, sono rientrato con un presidente come Giulini che è molto ambizioso. Ormai anche i piccoli club hanno progetti, idee e voglia di crescere. Il Cagliari apre scuole calcio all'estero, cerca nuovi mercati in Cina... Giulini vuol fare della società un marchio riconoscibile a livello mondiale".

Cosa ti chiede Maran, l'allenatore?

"Mi vede davanti alla difesa, in un ruolo diverso da quello in cui ho giocato negli ultimi anni, ma che ho già ricoperto in Nazionale. C'è rispetto reciproco: non ho la pretesa di fare come mi pare solo perché arrivo dall'Inter. Gioco dove mi dicono e cerco di dare una mano ai più giovani. E' il mio ruolo all'interno dello spogliatoio. Porto esperienza".

Cosa vuol dire esperienza?

"Ho giocato alla Roma e all'Inter: squadre che hanno l'ambizione di vincere, con giocatori forti, carismatici, e dai caratteri diversi. L'esperienza che mi sono fatto in quei club, con compagni di un certo tipo, mi aiuta a tenere unito un gruppo come questo del Cagliari, dove l'ambiente societario e di squadra è meno complesso e più famigliare. Sappiamo che l'obiettivo è la salvezza, ma il gruppo è sano e motivato".

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