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Nainggolan: “All’Inter partito male. Non sento mio lo scudetto. Gli audio? Ero io”

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Il centrocampista belga, tornato a giocare in patria, all'Anversa, ripercorre la sua avventura in nerazzurro

Fabio Alampi

L'esperienza all'Inter di Radja Nainggolan non è stata di certo indimenticabile: tre stagioni, inframezzate da due prestiti al Cagliari, con tante ombre e poche luci, tante polemiche e pochissime soddisfazioni. Oggi il centrocampista belga è tornato in patria, all'Anversa, la squadra della sua città, per chiudere una carriera troppo spesso contraddistinta da eccessi dentro e - soprattutto - fuori dal campo. Intervistato da Repubblica, il Ninja ha ripercorso alcune tappe della sua avventura italiana: "L'Italia mi manca, i miei amici, i ristoranti, la gente. La Serie A? Il livello è diverso: le piccole giocano a viso aperto perché sanno che c'è qualcosa da prendere ovunque. Anche a San Siro. Lì una volta trovavi Pirlo, Seedorf, Thiago Silva: se prendevi tre gol andavi via col sorriso".

Nainggolan, si è mai sentito danneggiato dal suo stile di vita?

"Se uno fa tardi, beve, fuma una sigaretta, ai miei occhi non fa cose sbagliate. Poi il Nainggolan in campo rendeva facile accettare tutto: non mi sono mai preoccupato di cosa diceva la gente, tanti invece si nascondono. Di me si sa tutto perché esco, mi vedi nei locali. C'è chi beve più di me ma lo fa a casa e non lo sa nessuno".

Lei però ha vinto uno scudetto, quello dello scorso anno con l'Inter.

"Sì, ma io non lo calcolo. Per me vincere uno scudetto conta solo se lo vinci da protagonista".

A Milano è stato trattato male?

"Appena arrivato dissi che ero felice ma che era più forte la delusione di essere andato via da Roma. E già non ero partito bene. Dopo il rigore sbagliato con la Lazio in Coppa Italia mi hanno iniziato a fischiare, mi sono venuti dubbi, è crollata la fiducia".

Ricordo anche degli audio un po' così: le solite fake news?

"No, no: ero io. Dicevo che volevo andar via, che volevo tornare perché non mi sentivo a mio agio. L'avevo mandato a un amico, ma sai Roma com'è, no? In un attimo lo avevano tutti. Dovevo saperlo, non sono stato molto intelligente, ma pazienza".

Poteva meritare più spazio?

"Se avessi avuto fiducia avrei potuto fare tranquillamente il mio in quella squadra. Conte è un grandissimo allenatore, ma con lui non ho avuto possibilità. Non abbiamo mai litigato, però: quando mi volevano mandar via, me lo hanno detto. E chi dice le cose in faccia lo apprezzo di più".

Conte la voleva al Chelsea, no?

"Era il 2016, venne a Roma a parlarmi, mi disse "guarda, io voglio giocare così, così e mi servi tu". Già disse che voleva Lukaku. Ma pensavano guadagnassi meno: non avrei preso un euro di più, non era abbastanza per lasciare Roma".

L'allenatore che le ha dato di più?

"Spalletti: con lui, ho fatto il miglior anno della mia carriera, a livello di squadra e individuale".

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