Marcello Nicchi, presidente dell'Aia, torna nuovamente su Juventus-Inter e, in un'intervista alla Gazzetta dello Sport, difende nuovamente l'operato dell'arbitro Rizzoli: «Per una settimana si è parlato del nulla: era stata una bella partita, meritava un finale diverso. Gli arbitri sono la parte più responsabile del sistema calcio, senza di noi tutto si ferma. Ho visto esempi scellerati e letto dichiarazioni fuori luogo di tesserati e giornalisti. Volete che gli arbitri parlino? Ci stiamo pensando. Ma come si fa nel 2017 a fare titoli e intere trasmissioni sulla sudditanza psicologica? Poteva andar bene 40 anni fa quando la tv non dimostrava gli errori dei direttori di gara. Ora se sbagliamo lo si sa dopo una manciata di secondi. E chi commette una svista rischia di andare a casa: parliamo di persone che fanno l’arbitro a tempo pieno».
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Nicchi: “Imboscata a Rizzoli. Un don Abbondio? Delirio. Juve-Inter? Il nulla. E Icardi…”
Marcello Nicchi difende ancora Rizzoli: "Quando c’è da chiedere scusa, lo facciamo. Ma devono essere errori chiari"
Quale sarebbe la sede giusta per far parlare gli arbitri?
«Si può valorizzare la riunione annuale che abbiamo con capitani e allenatori. La mia idea è questa: facciamola una o due volte ogni mese con calendario stabilito in estate. In quel giorno, dopo che il giudice sportivo ha deliberato, noi daremo tutte le spiegazioni, facendo vedere i filmati a supporto».
Spesso i club mandano i rincalzi e i giornalisti sono tenuti fuori.
«E io li vorrei dentro in modo che possano fare domande e ascoltare cosa dicono calciatori o allenatori. Ci sarebbero vere lezioni di regolamento. Servono, perché è sconosciuto alla maggior parte dei tesserati. E si fanno danni, ex arbitri compresi che non sono aggiornati sulle direttive. E’ un effetto domino: il tifoso si fa un’idea su una informazione sbagliata. Per non parlare della giungla di social e web, dove passa di tutto».
E quindi lì voi spieghereste anche eventuali errori?
«Certo. Quando c’è da chiedere scusa, lo facciamo. Ma devono essere errori chiari, non episodi interpretabili come quelli che hanno scatenata l’ultima gazzarra e portato un ex arbitro, che ha un cognome pesante come Lo Bello, a definire Rizzoli un don Abbondio. Rizzoli, quello che ha diretto la finale mondiale... Un delirio che purtroppo è stato pubblicato. In compenso nessuno ha detto nulla sul fatto che gli arbitri in A siano spesso circondati dai giocatori: non si può fare. E aggiungo: tirare una pallonata verso il direttore di gara è gravissimo (il riferimento è a Icardi ndr). Forse non lo fanno neppure in Terza categoria».
C’è quindi un’apertura su un tema delicato come restituire la parola agli arbitri?
«Non c’è bisogno di restituire nulla: in questi anni abbiamo autorizzato tante interviste nella speranza di favorire un clima diverso. Ora è stato fatto un passo indietro, non per colpa nostra. Ma spiegare è sempre utile, specie ora che è in arrivo la Var. Quindi troviamo una soluzione anche per anestetizzare certe imboscate».
A cosa si riferisce?
«Perché mandare una troupe sotto casa di un arbitro in modo da cercare lo scoop (il riferimento è alle Iene, ndr)? Rizzoli ha cercato di tenere un profilo basso, senza fuggire. Magari ha detto qualche frase di troppo, ma è facile estrapolare quelle sbagliate in un discorso di un’ora. Ecco perché vogliamo che gli arbitri spieghino, ma nelle sedi giuste. E con i professionisti del settore».
L’Italia è lanciata verso l’introduzione della Var già nella prossima stagione. Che ne pensa?
«Spero arrivi presto. Vorrei averla già nella prossima finale di Coppa Italia. Chiederemo l’autorizzazione alla Fifa. Potremmo averla».
Per lei la Var è utile?
«Certo, sugli episodi chiari ci evita degli errori. I primi a non volerli sono gli arbitri. Sono curioso di vedere cosa accadrà quando sarà a regime, magari le polemiche si sposteranno sui registi tv. Come accaduto di recente. Comunque la Var è una svolta».
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