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Alice Nidasio, giornalista e tifosa nerazzurra, sa come mettere insieme i pezzi e costruire una storia. Grazie alla sua pazienza e alla curiosità per il vissuto il racconto di dieci tifosi nerazzurri prende nuovamente vita e diventa un mosaico perfetto. Scrive Gianfelice Facchetti nella prefazione al libro: "Per chi c'era e chi non c'era il viaggio verso la finale di Madrid è stato una processione che veniva da molto lontano, un triangolo perfetto tra San Siro, il Bernabeu e il cielo". Una pagina epica.
Sono piccoli e grandi racconti di tifo nerazzurro. Sono storie di sacrifici, di scaramanzia, di esultanze incredule. La storia dell'Inter, insomma, è fatta anche di questi pezzettini che si incastrano. I tifosi che accompagnano la loro squadra nell'impresa più bella. Il Triplete. Dieci anni dopo perdersi nelle pagine di questi racconti è bellissimo. Ha il sapore di quel maggio in cui tutto sembrava possibile. E lo fu. Il traguardo e il premio per la squadra invincibile di José Mourinho era lì ad un passo. La coppa dalle grandi orecchie. La storia come nessuno in Italia l'aveva mai scritta. E per i tifosi quel traguardo aveva prima di tutto un imperativo non semplice: esserci. Trovare il biglietto per Madrid, partire, essere in quello stadio a qualunque prezzo. Il racconto di chi ha trovato un biglietto all'ultimo (ma aveva già prenotato il viaggio da mesi), di chi ha riempito di sogni una macchinata ed è partito sgommando, di chi ha preso il posto di qualcun altro. C'è tutto quello che abbiamo vissuto noi e voi. Un pezzo di storia che vale (sempre) la pena rispolverare per ricordarci chi siamo.
Tra i tifosi che Alice intervista ce n'è una molto speciale. Si tratta di Bedy Moratti, sorella di Massimo. Una tifosa in prima linea, che vive le partite con trasporto, che soffre ed esulta come tutti noi. Nel suo racconto riconosciamo la grandezza di quell'Inter e del suo condottiero portoghese. Di lui dice Bedy: "Un uomo acuto e sveglio. Ma anche superstizioso. In aereo occupava sempre lo stesso posto. Un comunicatore senza rivali". La sorella di Massimo si ricorda anche sfuriate mai arrivate alle orecchie della stampa, sfuriate necessarie a forgiare quella squadra così determinata. E poi le partite chiave di quella cavalcata feroce verso il Triplete: "Al 2-1 di Sneijder (a Kiev) smontammo il box, che vergogna. Le sedie, la vetrata in plexiglass e il tavolo: tutto sconquassato dalla nostra esultanza". E poi la sofferenza a Barcellona: "Al fischio finale crollai due file sotto e qualcuno da dietro mi tirò su". E il viaggio da Madrid a San Siro, tra esultanze incontenibili e gioia irrefrenabile: "Il gruppo sudamericano era il più esagitato. Fu divertentissimo". Lo stadio, infine, per l'abbraccio più bello: "Alle sei del mattino, col sole che saliva alle spalle delle torri e migliaia di persone in lacrime tra gli applausi: l'esatto completamento di tutto quello che si può volere". L'abbraccio dei tifosi.
Alice Nidasio, "Il nostro Triplete - Dieci storie, dieci viaggi, una fede", prefazione di Gianfelice Facchetti, ultra sport
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