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La richiesta di risarcimento presentata oggi da Andrea Agnelli al Tar- strano caso era il giorno dell'assegnazione del Premio Facchetti a Platini - ha destato reazioni piuttosto unite nell'incredulità. Ecco come ha commentato l'accaduto Stefano Olivari sul Guerin Sportivo: "Andrea Agnelli, come molti ricchi, paga gli avvocati a forfait e quindi un’azione legale in più o una in meno per lui non fanno grande differenza. Il green fee alla Mandria, per le emozionanti sfide a golf con Giraudo, riuscirà sempre a pagarselo. Se le parcelle le paga la Juventus, poi… l’ultima che si è inventato, non pago della condanna (in primo grado) penale dell’ex direttore generale della sua società per associazione a delinquere, delle porte in faccia prese dall’Uefa per il ricorso anti-Inter (primo caso nella storia dello sport di ricorso da parte di una società o di un soggetto che non avrebbe avuto benefici dalla squalifica dell’accusato) e delle condanne sportive ai danni del suo club (per colpa del cattivo Moggi ora scaricato, certo, ma comunque un Moggi scelto da Umberto Agnelli proprio perché era Moggi) nella Calciopoli propriamente detta, è stata il ricorso al Tar del Lazio per il risarcimento, citiamo testualmente ”del danno ingiusto subito dall’illegittimo esercizio dell’attività amministrativa e dal mancato esercizio di quella obbligatoria in relazione ai provvedimenti adottati dalla Figc nell’estate del 2006 e del 2011”.
La data scelta per depositarre l'ennesima richiesta non sembra essere casuale, come non lo sono i messaggi che si evincono da questa nuova azione. "Lo stile dell’ostile è risieduto poi anche nella data del ricorso, il giorno della consegna del premio Facchetti a Platini. Come dire, due santini antipatici (a lui, forse, non certo alla maggioranza dei tifosi della Juventus, e ci riferiamo soprattutto a Platini) al prezzo di uno. E due presunti nemici, l’equilibrista Abete (come vice di Carraro invece agli Agnelli andava benissimo…) e la Gazzetta dello Sport che ospitava la consegna del premio, da bacchettare. Aspettiamo interventi dei soliti insigni web-giuristi, gli stessi che avevano fondato un Casoria Club salvo poi scioglierlo dopo la sentenza di Napoli che a loro dire avrebbe ristabilito la verità, per spiegarci come stanno realmente le cose. Ci preme sottolineare che come tutti gli orologi fermi anche Agnelli segna a volte l’ora giusta. Il capitolo dei risarcimenti è infatti il vero non detto e non toccato di Calciopoli, con i dirigenti di ogni club (e i relativi tifosi) che pensano di essere stati danneggiati. Una condanna ingiusta (finora questa ingiustizia non è però emersa, anzi) può creare decine o centinaia di milioni di euro di danni, al pari però di stagioni giocate sotto lo scacco di una cupola che rendeva inutile e persino dannoso qualsiasi investimento. Insomma, aprendo questa porta forse Agnelli ha fatto male i calcoli."
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