Ernesto Paolillo, ex amministratore delegato dell'Inter, ha rilasciato un'intervista ai microfoni di TMW alla vigilia della sfida tra i nerazzurri e il Benfica, ritorno dei quarti di finale di Champions League.
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Paolillo: “Inter, stagione incomprensibile. Finale di Champions? Meglio il 4° posto”
L'obiettivo della squadra di Inzaghi è accedere alle semifinali e raggiungere il Milan, che ieri sera ha conquistato il pass per il prossimo turno e aspetta proprio la vincente tra Inter e Benfica dopo il 2-0 per i nerazzurri all'Estadio Da Luz di Lisbona.
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"Sarebbe molto importante, anzitutto aumentano i premi distribuiti dall'UEFA, per una società che è in deficit e che ha problemi finanziari sarebbe un'iniezione di liquidità importante, anche se non risolutiva, per superare il momento. A livello di brand, una semifinale è tanta roba".
In campionato, invece, l'Inter sta giocando col fuoco o è un termine eccessivo?
"Mi lasci usare un termine: è incomprensibile che gli stessi giocatori che corrono e si sacrificano, giocando bene e passando bene la palla come è accaduto in coppa in tante partite, poi giocando in casa col Monza o a Salerno abbiano una mancanza di concentrazione così netta. Ci sono poche cose da dire: quando non uno, ma ben quattro attaccanti non segnano da mesi, il problema non sarà mica loro ma è di gioco. Non parliamo di uno, ma di tutti e quattro".
Sembra paradossale, ma il quarto posto è più importante di arrivare in finale di Champions.
"Assolutamente sì, perché prelude a tante entrate durante il prossimo anno nelle partite di Champions. E quindi permette alla proprietà ulteriori incassi. Bisogna assolutamente arrivare al quarto posto, dato che non si può pensare di vincere la Champions così facilmente: è quello che assicura le entrate di bilancio".
Si inizia a intravedere la fine dell'era Zhang?
"Una premessa: non ho notizie da dare. Però, considerato il livello del debito e quello dei tanti d'interesse, non so quanto questo debito possa essere sostenibile a lungo per Zhang, considerato che per mille motivi non possono immettere altra liquidità".
Nell'ipotesi di una svolta, crede più a proprietari italiani o esteri?
"Io faccio veramente fatica a vedere un imprenditore italiano che metta per comprare la società una cifra che si aggira attorno al miliardo di euro. Dubito ci possa essere in Italia qualcuno che trascuri le proprie finanze a tal punto: potrebbe farlo solo un grande fondo, che ha un respiro più ampio. Ma dubito un singolo imprenditore".
Che idea si è fatto della questione San Siro?
"Mi sono fatto un'idea molto triste sulla burocrazia italiana, sulla volontà vera in Italia di puntare sul rilancio del calcio permettendo di lavorare sugli stadi. Non vale solo a Milano, ma ovunque: Firenze, Roma, Napoli, ovunque. Ci sono lungaggini assurde, si sta affondando il calcio: senza uno stadio di proprietà non c'è una società che possa andare avanti".
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