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Dal quotidiano La Repubblica l'analisi sulla situazione che coinvolge il Pavia Calcio, società che qualche stagione è stata acquisita da un fondo cinese e lasciata fallire dopo pochi mesi: "C’è una storia a cui i tifosi di Milan e Inter e in generale gli appassionati del calcio italiano dovrebbero guardare con attenzione in queste ore di trattative senza sosta sull’asse Milano-Pechino: la storia del Pavia Calcio; ovvero, di come una prestigiosa squadra di provincia è stata scaraventata sull’orlo di un disastro socio-psico-finanziario in soli due anni.
Una storia che comincia nel 2014, quando l’allora presidente Pierlorenzo Zanchi vende per un euro la squadra ad un fondo cinese guidato da due manager «appassionati di Italia» Xiaodong Zhu e Qiangming Wang. All’inizio ogni cosa sembra andare per il meglio. Zhu e Wang si affidano a un dirigente locale, Massimo Londrosi e insieme a lui mettono su una squadra discreta per la Lega Pro. I primi buoni risultati sciolgono quel filo di brina tutta pavese con cui la città aveva accolto i nuovi arrivati; i tifosi dapprima, poi i giornali e le tv, e infine le autorità locali cominciano tutti a guardare persino con simpatia a quel connubio; fino a quando, pochi mesi dopo, la qualificazione ai play off minaccia di ricollocare Pavia direttamente in provincia di Shanghai.
Tra la fine di giugno e l’inizio di luglio 2015, l’inizio della fine. Un’altra società di Zhu crolla in borsa ad Hong Kong. Ancora non si sa quale sia il nesso di causa-effetto. Quello che si sa è che, da quel giorno, l’impegno di Zhu nel Pavia cambia. La squadra viene smantellata, Londrosi allontanato. Al suo posto viene ingaggiato Nicola Bignotti già collaboratore di Preziosi al Genoa.
I risultati si fanno via via sempre meno brillanti. E presto si capisce che cosa sta succedendo. I cinesi hanno smesso di pagare. I primi a non vedere più un euro, a ottobre, sono i fornitori; poi a gennaio di quest’anno non vengono pagati i contributi previdenziali dei dipendenti; infine, da febbraio, saltano gli stipendi dei calciatori.
I tifosi brontolano. Zhu e Wang, forse per crearsi una via d’uscita, alzano il tiro: «Andremo in A e in Champions, e faremo uno stadio nuovo». Poi lasciano la città. Da quel giorno nessuno li ha più visti. Il povero Bignotti, che fino a pochi giorni fa ha sempre negato la crisi, viene abbandonato di fronte alla marea di proteste e di decreti ingiuntivi (ad oggi sono circa 120), e perde la testa: «I giocatori si dividono in generali, soldati e merde. Identificate le merde, farebbe piacere a tutti poterle sciogliere nell’acido», dice a TelePavia dopo una scoppola contro il Padova che aveva portato al siluramento di mezzo staff tecnico.
Nel frattempo la Covisoc aveva bussato alle porte della società chiedendo conto di cinque versamenti da oltre un milione e mezzo di euro arrivati nelle casse del Pavia da due misteriose società di Hong Kong - la Fingered Media Company Limited e Tat Wai Trading. «Finanziamenti di soci in conto capitale», dicono i cinesi nel bilancio. Fondi destinati a ripianare le perdite. Ma secondo la Covisoc, «non è chiarito il legame tra i terzi in esame ed il socio che ha autorizzato l’appostazione».
«Sono soldi miei», fa sapere Zhu preoccupato da una eventuale indagine per riciclaggio. E chissà se la sua spiegazione basterà alla guardia di finanza e alla procura federale che nel frattempo hanno avviato due indagini. «L’andamento delle scommesse in occasione delle due partite con la ProPatria del 2014-2015 sono state decisamente sospette», dicono quelli di Federbet rafforzando i timori della piazza che in fondo l’intera operazione “Cina a Pavia” nascondesse ben altre finalità.
Quali fossero realmente, queste finalità forse non si saprà mai. Quello che si sa è che nei giorni scorsi la fine della prima esperienza dei cinesi nel calcio italiano è stata ufficializzata dall’arrivo in sede di quelli di Equitalia: la società non aveva mai pagato Inail, Inps e Irpef. «I cinesi sono tornati a Shanghai - alza le mani Bignotti - non vogliono più avere rapporti con Pavia, chiudono i rubinetti»".
(Fonte: Marco Mensurati, La Repubblica 05/06/16)
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