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«Mi sono appassionato al calcio a forza di seguirlo e vedendo mio papà allenarsi e giocare. Mia mamma giocava a pallacanestro ma io usavo sempre i piedi, era quella la mia passione e l’ho seguita fino in fondo anche facendo dei sacrifici ma ne è valsa la pena. Penso a dove sono ora, sono fiero di indossare questa maglia o a momenti incredibili come il gol nella partita contro l’Argentina del Mondiale di Russia o alla più recente doppietta contro la Scozia segnata proprio a Lille dove è cominciato tutto».
«Il gruppo non sono solo gli undici giocatori, ma tutto ciò che c’è intorno. È anche lo staff medico, i fisioterapisti, chi lavora dietro le quinte, sono tutti importanti: chi sta in campo e chi ci sostiene da fuori e ci mette nelle condizioni giuste per poter vincere».
MENTALITÀ - Nella mia breve carriera, a 27 anni, ho vissuto alti e bassi, ma non ho mai mollato: bisogna sempre ssere pronti mentalmente
UMILTÀ - Non dimentico mai da dove vengo e sono rimasto la stessa persona di sempre: un ragazzo gentile, sorridente, che non si monta la testa e soprattutto non dimentica mai le sue origini.
PERSEVERANZA - Se voglio qualcosa sono sempre pronto a spingermi il più lontano possibile per raggiungere i miei obiettivi.
AMBIZIONE - Gioco a calcio per vincere titoli, per questo ho sempre sognato di diventare un calciatore un giorno.
SACRIFICIO - Essere un calciatore professionista è un privilegio, ma per raggiungere questo risultato ho fatto anche tanti sacrifici. A 10 anni mi sono trasferito per poter inseguire il mio sogno e non è stato semplice allontanarmi dalla mia famiglia.
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