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Giampaolo Pazzini, nell’intervista concessa al settimanale Vanity Fair, si mostra nell’inedita veste di modello e si racconta, alla vigilia di un impegno decisivo per la sua squadra: il derby contro i rossoneri, che può valere lo scudetto. Pazzo di nome, ma non di fatto. Nella vita privata, infatti, il 26enne attaccante dell’Inter è un ragazzo normale: fidanzato da dieci anni, nessun tatuaggio, “preciso e puntuale”: sa sempre dove sono le chiavi di casa e della macchina, non va mai in riserva con la benzina, non dimentica mai lo spazzolino da denti. Un difetto, però, riconosce di averlo: “Ordinato? Proprio no”.
Il Pazzo racconta di essere nato “praticamente con il pallone fra i piedi” e grazie a tanta determinazione è arrivato a realizzare ciò che sognava da piccolo, ossia giocare in serie A, in Champions e con la Nazionale. “Adesso”, dice, “penso solo a vincere”. In campo ammette di essere “un po’ fumantino” ma anche “concentrato al massimo. In quei 90 minuti non ho mai blackout in cui la mente se ne va per i fatti suoi. Sono lì corpo e testa”. Sa di non essere al livello di Messi o Cristiano Ronaldo, ma ha altre qualità come “l’attenzione costante a tutto quello che succede in campo”.
Domani vivrà la sua ‘prima volta’ nella stracittadina milanese e si rivela carichissimo: “Il derby dobbiamo proprio vincerlo”. Al Meazza, ritroverà il suo ex compagno di squadra, alla Sampdoria, e amico Antonio Cassano, questa volta da nemico, e pensa che prima della partita insieme si faranno due risate ma, confessa, “alla fine spero di ridere solo io”. All’Inter è arrivato solo a gennaio ma sente già un forte attaccamento verso la maglia nerazzurra: “C’è tanta felicità ed entusiasmo per il fatto di far parte di una squadra così”. E con questa maglia, ha già segnato diversi gol. A proposito del suo gesto per festeggiare una rete messa a segno, dice che è nato quando giocava nella Fiorentina: “Luca Toni faceva quel gesto come dire: ci sentite? Io ho cominciato a dire: ci vedete?”.
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