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Pellegrini: “Thohir? Ho cambiato idea, ecco perché. Zanetti come Facchetti. Sogno…

Riccardo Fusato

L’ex presidente dell’Inter, Ernesto Pellegrini, alla Gazzetta dello Sport,  ha parlato dell’Inter e del suo rapporto con il nuovo presidente Thohir:”Cosa avrei pensato se ci fosse stato Thohir al posto di Moratti? Questa è proprio bella....

L’ex presidente dell’Inter, Ernesto Pellegrini, alla Gazzetta dello Sport,  ha parlato dell’Inter e del suo rapporto con il nuovo presidente Thohir:”Cosa avrei pensato se ci fosse stato Thohir al posto di Moratti? Questa è proprio bella. Non ci avrei mai creduto ma il calcio, come il mondo, è cambiato non so se in meglio o in peggio. D’altra parte Moratti ha sempre parlato di internazionalizzazione della società. E poi stavolta non c’erano alternative, almeno così ha detto lui. Ho cambiato idea su Thohir;  dopo averlo conosciuto. E’ stato lui a volermi incontrare, poche ore dopo essere diventato presidente a metà novembre, contattandomi attraverso un suo collaboratore a San Siro, quando avevo Fassone alla mia sinistra, la sera in cui ero andato a vedere Italia-Germania.  L’ho invitato a casa mia a pranzo, prima del derby. Avevo invitato anche Moratti, ma era in America e al suo posto venne il figlio Angelomario. C’erano 35 amici interisti e Thohir ha fatto a tutti un’ottima impressione. Alla fine era soddisfatto, mi disse che sarebbe tornato con la famiglia perché aveva mangiato bene. Poi ci  siamo ritrovati una seconda volta in tre, al ristorante Bulgari, io lui e mio genero Alessandro Ermolli, che ha sposato mia figlia Valentina, e mi ha aiutato con l’inglese perché io lo parlo poco. In quella occasione, in cui tra l’altro mi aveva anticipato l’acquisto di Hernanes, ho conosciuto più a fondo Thohir, che è anche simpatico. Mi è sembrato un uomo semplice, disponibile, equilibrato, attento al bilancio, pieno di voglia di fare, ma non un “bauscia” come diciamo a Milano, non un venditore di fumo cioè. Io consigliere?  Non mi permetto di dare consigli a nessuno, perché io sono sempre stato discreto e non so nemmeno se lui me li chiederà, anche se potrebbe essere mio figlio visto che ha 43 anni, la stessa età che avevo io quando diventai presidente, con il mio stesso entusiasmo di allora. Siamo d’accordo di rivederci con le nostre famiglie. Anche se l’amicizia è una parola forte, lo sento come un amico e mi ha colpito il rispetto che ha dimostrato nei miei confronti l’ultima volta che mi ha visto a San Siro. Si è alzato dal suo posto, vicino a Moratti, per venire ad abbracciarmi, come non aveva mai fatto nessuno. E’ lui l’uomo giusto?  Penso di sì, perché le premesse sono incoraggianti. Ha preso subito un campione come Hernanes e mi sembra intenzionato a fare altri acquisti. Nel giro di due o tre anni, come ha detto lui, l’Inter può tornare a vincere, in fondo meno di quanto ci ha messo con me. La base c’è già e non manca molto. Vidic è un rinforzo per la difesa, Palacio è un fuoriclasse e poi è rimasto Guarin, altro grande giocatore che mi sembra una via di mezzo tra Berti e Matthaeus. Mazzarri?A me piace molto, è uno tosto, un grande lavoratore, mi sento di escludere che vada via. Con Thohir non abbiamo mai parlato di lui, ma per quel poco che lo conosco sono convinto che non abbia dubbi su Mazzarri. Gli arbitri? Oggi sono convinto che gli arbitri siano in assoluta buona fede, mentre non sono sicuro che ai miei tempi lo siano stati tutti. Che Inter sogno? L’auspicio è quello di vedere una squadra più italiana, che valorizzi qualche ragazzo del settore giovanile, ricordando che ai miei tempi c’erano Zenga, Bergomi, Ferri, Baresi. E poi auguro a Thohir che non gli succeda quello che è capitato a me con un campione che ci siamo lasciati scappare. Quali?  Beppe Signori, cresciuto nel settore giovanile dell’Inter. Mi dissero che non avrebbe avuto futuro, convincendomi a cederlo al Leffe. Peccato, perché se fosse rimasto sarebbe diventato grande con noi. Zanetti?  Lo vedo più come dirigente e in quel ruolo può essere molto utile sia a Thohir sia a Mazzarri. Mentre dicevo che Guarin mi sembra una via di mezzo tra Berti e Matthaeus, Zanetti mi ricorda Facchetti al cento per cento. E questo è il miglior complimento perché Facchetti era Facchetti».