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Pinamonti: “Inter forte, ma ora ti batto. Conte? Volevo andare ma mi disse…”
"A casa siamo sempre stati interisti". Apre così Andrea Pinamonti, centravanti del Sassuolo arrivato in estate dall'Inter, nell'intervista concessa a Repubblica. Queste le parole del classe '99 in vista dell'incrocio di domani contro i nerazzurri.
"Una porta di quelle di plastica, che papà mise in giardino: solo che a ogni tiro se prendevi il palo si spaccava. A mio papà piaceva viziarmi con queste cose, voleva che fosse tutto perfetto per poter far succedere qualcosa. Sono ricordi belli, ogni tanto devi pensarci per ricordarti da dove sei partito".
"Io ci sono cresciuto in strada: a Cles, il mio paesino, c'era solo un campetto in cemento. Finita la scuola era tappa fissa, quando suonava la campanella si scendeva in strada, le mamme a casa e i ragazzi al campetto. I compiti potevano aspettare".
"So che non potrei, ma quando l'estate torno a casa vado al campetto con gli amici a giocare e devo litigare con mio papà che ha paura mi faccia male. Ma è passione, non ci pensi. I miei due o tre amici del cuore sono abituati, per loro è normalissimo giocare con me, è la cosa che apprezzo di più. Poi ci sono i conoscenti che sono frenati, hanno paura di farmi male. E non mi diverto, mi accorgo che non posso fare le cose che facevo a dieci anni".
"Mi manca tantissimo. La gente là fuori ti dice che se fai il calciatore non hai problemi nella vita: sì, siamo privilegiati, ma tante piccole cose non le fai più, se esci a bere una birra con gli amici e non sei abituato a questo tipo di vita non ce la fai. Anche gli amici, non sai mai chi siano quelli veri, solo quelli di quando avevi otto anni".
"Mio papà è sempre stato un appassionato: prima che nascessi andava in curva a vedere l'Inter, un bel viaggio da casa. Mi portò a San Siro che ero piccolissimo, non ricordo nemmeno la partita".
"No, sono forti. Proveremo a cambiare il vento".
"Quando arriva la domenica e non giochi, rosichi. Ma capivo chi avevo davanti. Anzi, Conte lo devo ringraziare, sono cresciuto tanto quell'anno. A gennaio avevo chiesto al mister di poter andare via, lui è stato sincero, mi ha detto: non posso dirti che sarai titolare, ma voglio che tu stia qui, i benefici li vedrai in campo. Ho dovuto mangiare tanta merda... Ma ho avuto la soddisfazione dello scudetto, che sento molto mio perché sono cresciuto lì da quando avevo 14 anni. E a Empoli ho visto che riuscivo ad applicare le cose imparate allenandomi contro i difensori dell'Inter".
"Ero l'unico del '99 già in Serie A, gli altri erano in Primavera o in B, era normale si parlasse di me. Ma la Nazionale è un obiettivo ancora valido. Ho 23 anni, no?".
"No. Col mio agente ho sempre cercato la soluzione migliore per crescere. Se fuori c'erano altre questioni, plusvalenze e cose varie, erano tra le società. Ma il nome era il mio, le critiche arrivavano a me".
"Quando sei dentro non ci fai più caso. Non mi dà fastidio se mi danno 4 in pagella o se dicono che 20 milioni per Pinamonti sono troppi. Ma a volte leggo cose scritte o dette con cattiveria. Non capisco questa frustrazione e non leggo".
"È vero, il Sassuolo sta sfornando calciatori e ha una visione a livello europeo. Ma se sto qui è per continuare a fare quello che ho iniziato l'anno scorso: giocare tanto e fare tanti gol. Quello che succederà non possiamo saperlo, ma non sto qui per andare chissà dove tra poco tempo".
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