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“Presidenti di A? Delinquenti veri”. Malagò, intercettazioni che creano imbarazzo nel calcio

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Il faldone di intercettazioni telefoniche che rischia di creare grande imbarazzo all'interno dello sport italiano

Marco Astori

Rischio scatenamento di un'ennesima bufera nel calcio italiano. Negli atti depositati dalla procura di Milano sulla presunta tangente pagata per l'assegnazione dei diritti televisivi, c'è un faldone di intercettazioni telefoniche, riportato da Repubblica "che rischia di creare grande imbarazzo all'interno dello sport italiano". Chi parla è Giovanni Malagò, presidente del Coni, al telefono con Massimo Bochicchio e con i dirigenti tv a cui vendeva i diritti.

"I presidenti di serie A? «Dei delinquenti veri». La Lega Calcio? «Come ha detto Greco (ndr , Francesco, ex procuratore capo di Milano), è un'organizzazione di diritto privato perché altrimenti li arrestavano tutti perché li avevano trovati colpevoli di corruzione sei anni fa con noi». Preziosi, ex presidente del Genoa? «Un vero pregiudicato». Il presidente della Lazio, Claudio Lotito? Il capo. «E i nostri amici, Juventus e Roma, sono colpevoli quanto lui. Perché alla fine o per un motivo o per un altro, hanno rinunciato a lottare o lo hanno assecondato e sono diventati complici delle sue avventure»".

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Il 2 giugno 2020, invece, Malagò, sostituito da Gaetano Micciché come presidente della Lega Calcio, è al telefono con Andrea Zappia, manager Sky, e si discute sull'indagine per presunta falsificazione dei verbali in Lega da parte del presidente Coni: "«È ridicolo - dice Zappia - dopo quello che avevi cercato tu di dare ordine a questi sciammanati». «Infatti - aggiunge Malagò - è quello che mi rinfacciano: uno statuto, una governance, gli avevo trovato una persona di livello [...]. Questi sono delinquenti veri». Malagò è convinto che la denuncia sia partita da Preziosi, allora presidente del Genoa. «Di che dobbiamo parlare?», dice sarcastico il presidente del Coni.

Ma sia lui sia Zappia ritengono che il vero burattinaio sia Claudio Lotito. «Sono stupito - dice il manager di Sky - che questo signore che ha un business nano, che ormai campa solo di calcio che è quello che fa vivere tutte le sue aziende». «Non c'è dubbio», interviene Malagò. «Marmaldeggi così » continua Zappia. «Ma alla fine i nostri amici, Juventus e Roma sono colpevoli tanto quanto lui». «Eh certo», conclude Malagò, «a seconda dei frangenti, dei contesti, diventano complici delle loro avventure».

Nella stessa telefonata i due parlano anche dell'asta dei diritti televisivi. Non quella oggetto dell'indagine, ma l'altra, del 2014, che aveva portato a una maxi multa dell'Antitrust per Mediaset, Infront, Lega e (marginalmente) Sky e che aveva portato a un'inchiesta della Procura poi finita nel nulla perché si era stabilito che la Lega non fosse un ente pubblico. E, all'epoca, non era previsto il reato di corruzione tra privati. Malagò e Zappia sono convinti che Infront abbia fatto girare denaro. «Se non fosse un'organizzazione di diritto privato li arrestavano tutti perché li avevano trovati colpevoli di corruzione sei anni fa []. E invece con i soldi ci fanno il cazzo che vogliono: se li vogliono regalare tra di loro, portarli in Svizzera»", conclude Repubblica.

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