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Intervistato da il Giornale, il figlio dell'avvocato Prisco, ex dirigente dell'Inter, ha parlato del momento dei nerazzurri. Queste le dichiarazioni rilasciate da Luigi Maria:
Quale sarebbe lo stato d’animo di suo padre nel vedere l’Inter?
«Intanto sarebbe sul pezzo, a tifare. E sarebbe preoccupato il giusto per le sorti economiche, per capire dove si andrà a finire. Io ho fiducia e magari l'avrebbe anche lui. Finora la società sta riuscendo a friggere con l'acqua: tanto di cappello».
È la squadra a non convincerla o parla dell'allenatore?
«La squadra è quel che è, Inzaghi sta facendo cose buone con quel che ha».
Fuori dal campo, dove sta l'anima dell'Inter oggi? Chi la rappresenta?
«C'è Zanetti. Quanto a Marotta, dovremmo baciare la terra dove cammina: è riuscito a fare miracoli».
Nel passato di Marotta c'è una Juve che ora vive la controversa questione delle operazioni di mercato e della penalizzazione. Suo padre non ha vissuto neanche Calciopoli, ma da avvocato che direbbe?
«Non esiste mai niente di obiettivo, altrimenti non ci sarebbero legali e giudici. Io ho avuto modo di leggere le carte e se fossi un tifoso juventino sarei colto da disperazione».
Cosa intende?
«Si potrebbe configurare una penalizzazione significativa, non una stangatina».
L'Inter però ha un altro problema: quello dello stadio. Giusto lasciare San Siro?
«Io non lo farei. Quando leggo di spettacoli o partite di rugby rabbrividisco. Sarei perplesso anche nel portare avanti una soluzione con il Milan, peraltro non percorribile. Una joint venture con loro creerebbe la situazione assurda di doverci rallegrare dei loro successi».
Qual è la dimensione futura dei nerazzurri?
«Ho vissuto l'era dei due Moratti e c'è sempre nostalgia, ma i tempi del mecenatismo sono finiti. A meno che il Bezos di turno si innamori sinceramente di noi..
Il calcio italiano non tornerà più a essere quello degli anni Ottanta e Novanta?
«La situazione depressa del nostro calcio è stata accentuata dal Covid, dal crollo degli incassi e dei diritti televisivi. Ma questo vale per tutti. Il caso Inter è a parte, perché la proprietà cinese è stata obbligata dal governo alla "parola turna indre" sugli investimenti voluttuari».
Suo padre che soluzioni suggerirebbe?
«Bisognerebbe contattare una medium. Ma nel futuro ci potrebbe essere un fondo, che può darsi faccia dei calcoli e decida anche di tenersela, un domani, la società».
Perché Peppino Prisco resta ancora oggi icona dell'interismo?
«Diceva piatto quel che pensava. Interisti con la sua intensità ce ne sono stati altri. Ma così amanti del politicamente scorretto nessuno».
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