Prosegue l'inchiesta sulla sicurezza dello stadio San Siro; i recenti traballamenti e alcuni calcinacci in caduta libera hanno lanciato l'allarme, ma c'è un team che si occupa proprio della salute dello stadio. Una squadra di 30 persone del Politecnico di Milano che con apparecchi all'avanguardia controlla lo stato e verifica le oscillazioni. A capo di questo team c'è il professor Alfredo Cigada che ha risposto alle domande de La Gazzetta dello Sport:
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Prof Cigada: “San Siro trema? Menomale, pericoloso il contrario. E’ strasicuro, nessun rischio”
Il professore a capo del team che controlla lo stato di San Siro rassicura i tifosi
San Siro trema quindi?
«Meno male che lo fa: è naturale in strutture simili. Sarebbe pericoloso il contrario».
Allora cosa sta accadendo? Perché aumentano le segnalazioni dei tifosi?
«C’è stato un effetto psicosi dopo la caduta del ponte Morandi. Ma chi viene allo stadio da tanti anni sa che le oscillazioni non sono una novità. E non sono cambiate: le condizioni di sicurezza sono rimaste identiche a 13 anni fa, vale a dire da quando è iniziato questo percorso».
Ce lo spieghi.
«Monitoriamo San Siro come se fosse una persona, quello che facciamo è paragonabile a un holter che registra sempre il battito cardiaco».
Come avviene questo «elettrocardiogramma» continuo?
«Per le vibrazioni, attraverso 48 sensori sparsi per lo stadio. Poi ne abbiamo altri 20 che controllano la salute del calcestruzzo. E infine ulteriori 22 sistemati sulle 11 travi. Non scappa nulla: anche il minimo cigolio è registrato. Se c’è una scossa di terremoto a 300 chilometri da qui, noi lo sappiamo».
Facciamo gli avvocati del diavolo: l’investimento di forze e denaro è la prova che San Siro ha dei problemi?
«E’ l’esatto contrario: tenendolo costantemente sotto controllo possiamo indirizzare gli interventi di manutenzione dove occorre realmente. Vede, proprio la sua osservazione è il motivo per cui cerchiamo di non pubblicizzare troppo quello che facciamo. La gente equivoca e rovescia la realtà. Tra l’altro di recente sono stati diffusi dati sbagliati, ma abbiamo preferito non intervenire».
Si riferisce ai centimetri, circa 2,6 per lato, di oscillazione che sarebbero stati registrati dopo Inter-Atalanta?
«Sì, siamo molto al di sotto».
I tifosi allarmati ci hanno documentato con foto e video la caduta di calcinacci, una balaustra sfasata e gli ultrà della Juve divisi al terzo anello. Che ci dice in merito?
«I calcinacci erano residui di lavori precedenti, non parti strutturali. Sulla balaustra verificheremo, ma anche lì parliamo di elementi non portanti».
E i tifosi divisi?
«Quella è stata una precauzione, giusta. Perché le tribune del terzo anello sono più rigide, lo sappiamo. E quindi se non c’è il tutto esaurito è buona norma distribuire il peso. Come avviene negli aerei di linea, ma questo non vuol dire che quell’aereo non sia sicuro. Lo stesso vale per San Siro».
Perché i concerti destano più preoccupazione?
«Non per la musica, ma per il comportamento del pubblico: balla e salta a ritmi diversi. E questo crea sollecitazioni particolari, ma al momento anche per gli spettacoli non ci sono rischi».
Come per il calcio, anche il vostro è un lavoro di squadra?
«Proprio così. E tra l’altro è una palestra perfetta per tesi di laurea e specializzazioni».
In conclusione, non c’è nessun motivo per non venire a vedere una partita o un concerto al Meazza...
«Guardi, sul futuro nessun esperto è disposto a fare promesse. Sul presente le dico: San Siro è strasicuro e soprattutto se lo scenario dovesse mutare lo sapremmo all’istante. Credo che non ci sia garanzia migliore per il pubblico».
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