Andrea Ranocchia ha rilasciato una lunga intervista al Corriere della Sera in cui ha ripercorso la sua carriera, soffermandosi su alcuni aspetti in particolare.
primo piano
Ranocchia: “Nazionale? Ci penso ma non è ossessione. Ho scritto a Montolivo. Lui…”
Andrea Ranocchia ha rilasciato una lunga intervista al Corriere della Sera in cui ha ripercorso la sua carriera, soffermandosi su alcuni aspetti in particolare.
CARRIERA - Sono retrocesso dalla B alla C con l'Arezzo di Conte. Ho iniziato a giocare negli anni del nonnismo pesante in spogliatoio, mentre ora è quasi sparito. Persecutori? Carrozzieri, Abbruscato e Mirko Conte nell'Arezzo, avevo 17 anni e come se non bastasse andavamo a giocare in campi terribili: l'Arezzo era la squadra più a nord del girone. Poi ho vinto un campionato di serie B col Bari, sempre di Conte. Ho giocato in nazionale. Ho vinto una Coppa Italia con l'Inter, nel 2011. Sono stato indagato per scommesse e sono stato assolto. Sono stato capitano dell'Inter.
MONTOLIVO E REAZIONI - A Ricky ho scritto subito dopo l'infortunio e i messaggi di quelli che gli auguravano il peggio. Ha avuto una reazione da uomo, d'altronde è il capitano del Milan, ma anche da uomo intelligente. Io ho partecipato a una campagna contro il cyberbullismo, perché penso a tutti i ragazzi che non hanno la forza di reagire. Una soluzione non ce l'ho. Posso solo parlare per me, e dire che sono arrivato al punto che non è più un problema.
ESORDIO E VENTURA - Ho esordito a San Siro con il Bari nel 2009 contro la squadra che avrebbe fatto il triplete. Ma quel giorno a Mourinho facemmo venire un gran mal di testa. C'era Ventura... Uno dei miei due padri calcistici insieme a Conte. Hanno la stessa idea di calcio e identico modo di preparare le partite. Il calcio di Conte però è più meccanico, quello di Ventura più ragionato, è più da ragionare per chi lo gioca. Ma sono facili entrambi.
NAZIONALE - Ci penso, ma non è un'ossessione. È una possibilità.
OBIETTIVO E FUTURO - Vorrei che tante persone mi prendessero da esempio. Non solo e non tanto per i successi, i gol, i salvataggi, i tackle. Ma per quello che ho fatto nel calcio dal punto di vista della voglia di reagire, di non farsi abbattere. E vorrei che l'esempio servisse anche a chi fa altri lavori. Futuro? Positivo, ovviamente.
(Fonte: Corriere della Sera)
© RIPRODUZIONE RISERVATA