primo piano

Ranocchia: “Rinnovo? Tutto fatto. Capitano? Cambia tanto. E Mazzarri…”

Andrea Ranocchia, intervistato da Tuttosport, ha parlato di tutto, dalla fascia di capitano al futuro della squadra, tra campionato ed Europa League: Ranocchia, che effetto fa essere chiamato “capitano”? «Particolare, ma ci sto...

Daniele Mari

Andrea Ranocchia, intervistato da Tuttosport, ha parlato di tutto, dalla fascia di capitano al futuro della squadra, tra campionato ed Europa League:

Ranocchia, che effetto fa essere chiamato "capitano"?

«Particolare, ma ci sto facendo l'abitudine. È una grande responsabilità, prima i problemi della squadra e all'interno dello spogliatoio li gestivano Zanetti e i giocatori più esperti».

Com'è cambiata la sua vita?

«Nella quotidianità, molto. Adesso sono io a rappresentare i compagni, a farmi carico dei loro problemi e delle richieste. Spetta a me parlare con tecnico e società. È un ruolo che mi piace».

Zanetti cosa le ha lasciato?

«Non gli ho chiesto molti consigli, quello che dovevo imparare da lui, l'avevo già compreso osservandolo per tre anni tutti i giorni ad Appiano: i suoi gesti, le parole, il modo di allenarsi. Ho appreso molto così».

È lui il suo modello?

«Sì, Pupi, ma anche Buffon in nazionale: Gigi è un esempio per il carisma e il modo di trascinare il gruppo».

Le mancano Zanetti e i senatori?

«La loro assenza nello spogliatoio si sente. Avevano tante vittorie sulle spalle ed esperienza da vendere. Ma adesso tocca a noi raccogliere i loro insegnamenti, trasmettere gli ideali nerazzurri agli ultimi arrivati e disegnare una nuova Inter».

Quella appena iniziata è la prima vera stagione dell'era Thohir: lei sarà ricordato come il primo capitano dell'Inter di proprietà straniera.

«Sa cosa penso, che l'Inter sia questo: il simbolo (e lo indica, ndr ). L'Inter sono tutti i suoi tifosi, le emozioni che loro vivono. L'Inter è di tutti, non di Moratti o Thohir, ma della gente nerazzurra».

L’obiettivo da capitano?

«Rendere questa squadra un gruppo di amici. Se ci si riesce, è più facile lavorare, c'è maggiore sinergia e in campo si dà qualcosa in più. Se il gruppo è forte, le difficoltà si superano più agevolmente. Per questo di tanto in tanto organizziamo delle cene. Vogliamo coinvolgere tutti, è fondamentale per gettare le basi per un futuro vincente».

Senta, ma il famoso rinnovo di contratto?

«Manca solo la firma, diciamo l'aspetto burocratico, ma è ormai tutto risolto».

Quando ha deciso di restare all'Inter?

«C'è un giorno preciso, ma lo tengo per me. Diciamo alla fine della scorsa stagione».

Hai mai pensato: «Basta, me ne vado»?

«A gennaio, nel momento peggiore, sì. In quei giorni ero già vicino alla cessione (al Galatasaray, ndr ), ero convinto di cambiare aria, poi a febbraio era già tutto capovolto. La mia vita è cambiata in 15 giorni. In sei mesi sono passato da ex a capitano: il calcio è strano».

Mai stato vicino alla Juve?

«Per la stampa sì, per tre anni sono stato venduto ai bianconeri. Da quest'estate, con l'addio di Conte, si è smesso di affiancare il mio nome ai bianconeri».

A proposito del neo ct: vista la reciproca stima, sarà più semplice entrare stabilmente nel gruppo azzurro?

«Conte è bravo, ha vinto gli ultimi tre scudetti. Tavecchio ha scelto il meglio: il ct riporterà la nazionale fra le prime al mondo. Personalmente l'obiettivo è quello di esserci, ma sarà la conseguenza di quello che farò con l'Inter».

Da Conte a Mazzarri: come lo ha ritrovato dopo le vacanze?

«Mazzarri è uno dei migliori allenatori, con lui possiamo fare il salto di qualità. L'ho ritrovato carico, con più entusiasmo. L’anno scorso, nonostante le difficoltà come il cambio di proprietà o i tanti contratti in scadenza, siamo arrivati quinti, risultato importante perché siamo tornati in Europa, ma è chiaro che dobbiamo volere di più. Credo che Mazzarri, come tutti noi, sia rimasto stregato dal progetto del club».

Si spieghi meglio.

«Questa Inter ha gettato le basi per un futuro serio e forte. Questa cosa l'abbiamo capita tutti, da chi è rimasto a chi ha deciso di sposare l'Inter accettando di decurtarsi ingaggi importanti».

Ci racconta il "suo" Thohir?

«Diciamo che fino a giugno non ho avuto molte occasioni di parlarci, anche perché la mia situazione era un po' instabile. Da quando è arrivato si è concentrato sulla società, cambiando molto. Il rapporto con i giocatori non è ancora forte, ma in futuro lo sarà».

Da Samuel a Vidic. Impressioni?

«Mi ha colpito l'uomo. Il giocatore lo conoscevamo già, la persona fa molto bene all'interno dello spogliatoio. Speriamo che impari in fretta l'italiano (ride, ndr )».

ovesse scegliere un compagno su cui puntare?

«Io scommetto sul gruppo: anche Messi e Cristiano Ronaldo farebbero fatica senza i compagni».

Questa sera l'Inter gioca la prima gara a San Siro per accedere all'Europa League. Il 3-0 dell'andata permette di pensare già al debutto in campionato col Torino: esordio tutt'altro che semplice.

«Intanto giochiamo e vinciamo con lo Stijarnan, servirà per il morale e per raggiungere il primo obiettivo stagionale. Poi ci concentreremo sul Torino e non sarà un inizio morbido. Ma noi siamo l'Inter e dovremo andare là per imporre il nostro gioco».

Meglio affrontare un Toro qualificato in Europa League o eliminato?

«Cambia poco, sarà la prima in campionato davanti ai loro tifosi, vorranno fare bene».

Un pensiero per il suo ex maestro Ventura?

«Per me è stato importantissimo, merita di approdare in Europa e chissà... Magari ci vedremo in finale a maggio».

Quale obiettivo deve porsi l'Inter quest'anno?

«Vincere. Dobbiamo puntare al massimo in ogni competizione».

Che campionato si aspetta?

«Molto aperto, mi auguro divertente. Si sono rinforzate tutte le big, sarà un torneo livellato verso l'alto. Favorita? La Juve, però mi aspetto molto dalla Fiorentina».

Sorpreso dall'addio di Balotelli?

«Mi interessa poco cosa fa il Milan. Hanno guadagnato 20 milioni, non male. Sempre che Mario non segni 35 gol a Liverpool, allora 20 milioni saranno stati pochi...».