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Li scrive lui di suo pugno, al massimo dall’Inter gli forniscono le foto adatte. Li correda con un hashtag assai spallettiano: #senzatregua. L’ultimo ha evocato il “rumore dei nemici” di mourinhana memoria: «Solo nella mente dei nostri nemici può esistere una distinzione tra esclusi e titolari. Le partite si vincono tutti insieme durante la settimana. Sempre più uniti, sempre più Inter», e a supporto la foto di Nagatomo e Santon, rispettivamente riserva e titolare contro l’Atalanta, che si abbracciano dopo il 2-0. Insomma Luciano Spalletti, dopo anni di resistenza passiva, all’Inter si è convertito al mondo dei social network.
Un po’ per necessità, perché il club sta investendo moltissimo sui social (i followers lievitano in modo esponenziale, su Facebook c’è una crescita superiore a quella del Psg di Neymar) e l’allenatore non poteva mancare; un po’ per convinzione, perché - secondo la Repubblica- Spalletti sa che gli interisti hanno bisogno di scosse energiche per convogliarne la passione, e di capipopolo trascinatori, non a caso nel suo primo giorno nerazzurro il tecnico fece riferimento agli “sciamani” alla Herrera e alla Mourinho che hanno segnato la storia del club. Così ad agosto Spalletti ha aperto il suo profilo Instagram, e se nei primi due mesi si è limitato a postare solo foto, dal 25 ottobre, dopo il 3-2 sulla Samp, ha iniziato a scrivere slogan: «Per vincere le partite, per raggiungere gli obiettivi, dobbiamo essere forti ed essere vestiti da squadra forte, perché non esiste una maglia per vincere partite difficili ed una per vincere partite facili...». C’è stato anche un post con un passo del diario di Anna Frank nei giorni delle polemiche a Roma, poi un elogio al pubblico che gremisce San Siro: «La vostra clausola rescissoria non ha prezzo. Onorati di essere la vostra passione». Cospicue iniezioni di interismo, per caricare un ambiente che ne aveva un gran bisogno. È l’evoluzione del tecnico e dell’uomo, che viene da ben altri contesti.
C’è stato un tempo in cui al lunedì Luciano Spalletti saltava in groppa a un trattore e arava la terra, perché il lavoro contadino ce l’ha nel sangue, gli viene dal dna e ne è sempre andato fiero, e se gli dicevano che era un “allenatore contadino” era contento. Erano i giorni di Empoli, oltre vent’anni fa, quand’era un tecnico alle prime armi, ancora assai a disagio con i media, e chiedeva consigli ai giornalisti locali su come comportarsi davanti alla telecamera, quale atteggiamento assumere. Poi gli anni passano e ti cambiano, ti propongono nuove sfide, ed ecco ora l’allenatore contadino alle prese coi social. È fresco del giro e ha ancora pochi seguaci (appena 153mila, mentre Allegri ne ha oltre 700mila e Zidane, per dire, 15 milioni) ma di sicuro cresceranno. Come è cresciuta l’Inter sotto le sue mani: seconda da sola, seconda miglior difesa, prima in A per chilometri percorsi in campo, prima per corner battuti (91) e per sol di testa (6). Se stasera vincesse a Cagliari, sul campo di una delle 4 squadre che non ha ancora mai pareggiato, l’Inter stabilirebbe il record di miglior partenza assoluta nella storia, con 11 vittorie e 3 pari. Grazie alla guida del suo sciamano, che magari, in caso di battuta d’arresto, potrebbe diffondere sui social uno dei suoi cari vecchi slogan: «Il calcio ti dà il pane, ma ti dà anche la sassata». Ma sempre ricordando che si vive #senzatregua.
(Fonte: Andrea Sorrentino, la Repubblica 25/11/17)
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