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Rivera sullo sciopero dei calciatori: “Ci vuole buon senso”

Alessandro De Felice

 «È interesse di tutti trovare la soluzione: ci sono falchi da qualche parte, bisognerà bloccargli il becco. Le richieste dei giocatori non mi sembrano così drammatiche. Conviene a tutti usare la 18esima regola del calcio, quella del buon...

 «È interesse di tutti trovare la soluzione: ci sono falchi da qualche parte, bisognerà bloccargli il becco. Le richieste dei giocatori non mi sembrano così drammatiche. Conviene a tutti usare la 18esima regola del calcio, quella del buon senso. ». Gianni Rivera, presidente del Settore giovanile e scolastico della Figc, si esprime così sullo sciopero proclamato dall'Associazione calciatori (Aic) per il 25 e il 26 settembre e sul rischio di uno stop del campionato di Serie A. L'Aic protesta contro il nuovo modello di accordo collettivo elaborato dalla Lega di Serie A. «Sono tra i molti convinti che c'è una regola in più rispetto alle 17 norme del calcio. La 18esima, avere buon senso. Conviene a tutti, mi sembra che le richieste dei calciatori non siano così drammatiche», dice Rivera intervenendo a Radio Anch'io Sport. «Tutto questo -aggiunge- mi sembra un ripetizione della situazione che si è verificata nel 1968. Quando abbiamo creato l'Associazione calciatori, tutti ridevano. L'abbiamo creata in Nazionale pensando ai giocatori della Serie C che non venivano pagati». Tra i motivi di contrasto tra le parti, spicca l'ipotesi che i giocatori possano essere 'indirizzatì verso una società dal club che intende cedere un proprio tesserato. «Una volta accettata l'idea che il contratto va rivisto, non si può decidere che i calciatori vadano dove vuole la società. Sarebbe un ritorno, nemmeno troppo mascherato, al vincolo», dice Rivera riferendosi alla svolta normativa attuata nel 1981.

«Pensavo che con l'abolizione del vincolo sarebbe terminato il mercato delle vacche. E invece prosegue -afferma Rivera in termini generali-. I tifosi sono molto attenti alle trattative, è vero. Tutto questo va bene per le discussioni nei bar, ma questo sarebbe forse il momento per mettersi d'accordo su una revisione generale del rapporto tra giocatori e società. C'è un problema di fondo: se non viene risolto, ci saranno negatività da una parte e dall'altra». «La gente non capirebbe lo sciopero? Dipende da come viene presentato dai mezzi di comunicazione. Dipende dagli amici che si hanno nei vari giornali... Molti tifosi si fanno condizionare dai titoli, ma molti hanno le proprie idee e possono magari comprendere che si tratta di una giusta minaccia», conclude.