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Intervenuto in una diretta Instagram con Alessandro Del Piero, Ronaldo ha parlato della sua esperienza all'Inter. Il Fenomeno, però, ha iniziato la discussione spiegando la situazione in quel di Valladolid:
"Sono qui a Valladolid da 3 settimane, non ce la facevo più a stare a Madrid. Mia figlia preme per allenarsi tutti i giorni, io invece no. Le piace il calcio, ha undici anni ed è innamorata del calcio".
PRESIDENTE - "Sono molto contento di aver accettato questa sfida. Ho vissuto il calcio per tutta la vita, non ho mai pensato di fare l'allenatore, sarebbe stato peggio che da giocatore. Controllare 25 giorni non mi fa impazzire, ho provato un'esperienza in America in Florida con una squadra dell'NSL, un anno e mezzo per capire un po' come funzionava e volevo andare nella MLS. Cercavo di convincere il mio capo ma mi ha detto che bisognava pagare 100 milioni di dollari, questo sistema di MLS non mi fa impazzire. Come business è molto bello, incasseranno molto ma non vedo molto futuro come competizione senza retrocessioni. Durante il Mondiale del 2018 però mi è capitata l'opportunità del Valladolid, mi piace tantissimo. Mi sto divertendo, anche se ogni weekend è una sofferenza pazzesca. Non ho sofferto tantissimo, eravamo a litigare per vincere i campionati mentre ora lottiamo per la salvezza, è durissima".
SFIDA - "Per me è una grande sfida, io vedo il calcio in maniera semplice al di là di ciò che facevo in campo dove utilizzavo bene le mie qualità ed ero veloce. L'anno scorso uno dei miei ragazzi si è trovato davanti al portiere sull'1-1 a 5' dalla fine, una situazione facile per me e te. Lui voleva fare tutto in fretta e ha tirato addosso al portiere, gli ho detto che in quella situazione, un attaccante può rallentare e il portiere, se fai una finta, o cade o lo salti. Lui mi ha detto: 'Ma tu eri Ronaldo il Fenomeno'. Allora mi sono accorto di dover cambiare comunicazione: non era semplice passare dai giocatori del mio livello a quelli del Valladolid. Non è semplice poi arrivare a spendere anche se hai più soldi degli altri, il Valladolid era la squadra con il budget inferiore di tutte in Liga. Non ho potuto fare nulla con la squadra, ho rinnovato il contratto a tutti quelli che dalla B ci hanno portato in A, il gruppo poi si è salvato. Una sofferenza durata tutto l'anno, è stata una gioia speciale e bellissima. Vediamo quest'anno con questa sosta del Coronavirus, abbiamo fatto test a giocatori e dirigenti in questa settimana. I numeri in Spagna sono calati ma il virus c'è ancora, è troppo rischioso tornare a giocare ma vogliamo trovare una soluzione giusta per tutti. Accetteremo ogni decisione".
ALLENAMENTI - "Oggi sono arrivati tutti i test, nessuno positivo ed è una grande notizia. Anche il mio negativo. Lunedì iniziano gli allenamenti, 6 giocatori in un campo e 6 in un altro. La prima settimana sarà tutta di lavoro individuale, poi si inizierà con il pallone. Chissà se si rinizierà a inizio giugno, vogliono fare un mese di prova e allenamenti. Anche se si sono allenati a casa, non è la stessa cosa".
SPAGNA SECONDA CASA - "Sì ho preso il passaporto spagnolo. Quando sono venuto a Madrid, il club me l'ha chiesto anche per aiutare il club perché volevano prendere altri giocatori. Alla fine mi è servito, mi facilita per il futuro per decidere dove vivere. Dal 2018 sono a Madrid, mi trovo bene anche in Italia. Vado pochissimo in Brasile, con questa sofferenza del club vado poco. Carnevale di Rio? Quest'anno non sono andato, litigavo sempre per andarci. E' la festa più importante in Brasile, dura più di 10 giorni e la gente è innamorata di fare festa. Quando sei giovane prendi decisioni stupide, ho chiesto tante volte di andarci e fatto casini per andarci ma alla fine avevano ragione i direttori che mi davano multe".
NESSUN RIMPIANTO - "Ci sono delle cazzate che si fanno da giovani, lo fanno tutti. Noi, alla fine, abbiamo responsabilità sin da giovani e perdiamo una parte importante della vita. Ti trovi in una situazione in cui non puoi fare nulla, gli amici che escono il weekend e tu sei con la squadra. Ma sono sacrifici che abbiamo scelto di farlo perché il calcio era la priorità numero 1 della nostra vita. Non cambierei nulla nelle mie scelte, a Barcellona avevo rinnovato il giorno e cinque giorni dopo mi chiama il Presidente e mi diceva che non poteva rispettare ciò che ha firmato. Io allora gli ho detto che andavo via perché non ero valorizzato dal club, per fortuna c'era l'Inter e Moratti pronti. All'Inter è stata una storia d'amore bellissima, non solo calcisticamente ma anche ho conosciuto l'Italia. 7 anni, un regalo d'addio. Quando sono arrivato, il calcio italiano era il numero 1, tutti avevano rispetto per il calcio italiano. E' stata un'altra sfida molto bella, lì sono iniziate le nostre sfide anche con la Nazionale come il 3-3 in Francia".
CRESCERE - "Per diventare bravo, non ho avuto bisogno di scalzare nessuno o combattere contro qualcuno. Mi ricordo anche tue prodezze contro il Dortmund in Champions".
INFORTUNIO - "Stavo benissimo, erano 4/5 anni che giocavo senza problemi. Però dico spesso che prima del 2000 ci allenavamo in maniera diversa di come ci siamo allenati dopo il 2000. Molte volte, prima del 2000 mi sono allenato con Roberto Carlos e Cafù e dovevo tenere il loro ritmo con 10 giri di campo ogni volta ma a me non serviva. Questa cosa mi ha sempre traumatizzato. Per il mio infortunio l'unica spiegazione è che mi sono allenato male prima del 2000, dopo ho recuperato ma mi sono fatto male ancora. Già mi allenavo come dovevo, cercando di fare più scatti durante una partita e cercando di avere più forza nelle gambe ma al Milan mi sono fatto male ancora, stesso infortunio nell'altra gamba. Questi infortuni mi hanno fatto imparare tantissimo, sono un uomo migliore di come ero prima. Mi ha fatto capire quanto era grande questo amore per il calcio, dopo il primo infortunio, mentre tutti dicevano che era la fine e che non potevo recuperare e io mi spaventavo, ma io nel profondo sentivo di poter tornare a giocare. Nelle mie chiacchierate con Dio, dicevo spesso: 'Perché è capitato a me?'. E' durato tantissimo, due anni praticamente. Ma ho imparato tanto da questo, ho una nuova disciplina".
SCONTRO CON IULIANO - "Posso capire sbagliare per gli arbitri, voi non c'entravate nulla con Moggi. Noi facevamo partite bellissime, voi non avevate bisogno di quella roba da dietro. Sembrava la Guerra fredda".
TIFOSI - "Non mi piace la violenza, non mi piace quando superano i limiti del rispetto ma l'amore e la passione per il calcio dei tifosi di Inter, Juve e Milan... Come si vive il calcio in Italia non lo si vive da altre parti. Sono troppo innamorato dell'Italia, ho anche pianto per la situazione vissuta con questa pandemia".
5 MAGGIO - "Dopo l'episodio con la panchina con l'Atalanta avevo capito che il mio futuro era diverso da quello di Cuper. Il 5 maggio è stato dopo, secondo me il 5 maggio l'abbiamo persa noi la partita senza nessuna interferenza. Eravamo primi in classifica, la Lazio non si giocava nulla. Però ci sono state troppe cose strane quelle settimane, ci abbiamo creduto un po' troppo. Si parlava di Nesta all'Inter tra le altre cose. Siamo andati forse un po' troppo rilassati, è stato uno sbaglio e la Lazio ci ha fatto male. Abbiamo perso per l'attitudine, troppe distrazioni. E' una ferita ancora. Ogni anno mi taggano nelle foto mentre piango in panchina. A tutti piace parlare delle vittorie, non mi fa male parlare delle sconfitte. Nel calcio si vince e si perde".
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