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Rummenigge: “L’Inter può battere il City, deve ripetere le gare del derby. Marotta genio”

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Intervistato da La Gazzetta dello Sport, l'ex attaccante dell'Inter e membro del direttivo Uefa ha parlato della finale di Champions League

Intervistato da La Gazzetta dello Sport, l'ex attaccante dell'Inter e membro del direttivo Uefa Rummenigge ha parlato della finale di Champions League. Il tedesco non vede spacciata la squadra di Inzaghi, secondo lui i nerazzurri possono giocarsela.

«Il Manchester City senza dubbio parte come favorito, ma questo è un vantaggio per l’Inter, che non deve assolutamente sentirsi battuta. L’Inter può fare male, e in una partita sola ce la può fare: non dico nemmeno miracolo, ma soltanto vincere. È in grado di riuscirci».

Come hanno festeggiato l’ingresso in finale gli interisti di Monaco?

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«Bene, molto bene. Oltre alla qualificazione, c’è stata la gioia di esserci riusciti nel derby. Già ai miei tempi c’era tanta tensione per queste partite, adesso sono riusciti a vincere meritatamente, giocando in modo piacevole: l’Inter meritava nettamente di passare il turno. E io ho sentito una soddisfazione particolare perché l’Inter... è l’Inter, la mia squadra come il Bayern. Ho mandato anche un messaggio al mio amico Beppe Marotta».

Rummenigge

Di che tipo?

—  

«Lui secondo me è stato un genio quest’anno, ha dovuto costruire con quattro soldi una squadra che adesso è finalista della Champions League, non è che ha speso una barca di denaro o lo ha avuto a disposizione. Lui è un direttore generale eccezionale, forse oggi l’hanno capito anche a Torino. Quando gestivo il Bayern e lui la Juventus abbiamo fatto tanti affari: è molto serio e intelligente, ma sa valutare il mercato in virtù del fair play, non è uno troppo furbo, nel senso che sappiamo...».

Ma non è passato l’entusiasmo dopo aver visto il Manchester City dei mostri mercoledì sera?

—  

«No, mi fa piacere che Pep Guardiola sia andato in finale perché è un amico, da 12 anni tenta di vincere questo trofeo. Chiaro che il City, anche dopo quanto visto contro il Real Madrid, parte davanti. Ma questo, ripeto, per me è un vantaggio a favore dell’Inter».

Perché?

—  

«Già quando era nella fase a gironi, nessuno pensava che l’Inter si qualificasse. Io avevo detto che passava insieme al Bayern, ma lo dicevo per affetto. Tutti puntavano su Bayern e Barcellona. Ma Inzaghi è andato avanti. La squadra non è da sottovalutare, in tutti i reparti è stabile. La difesa è di cemento, a centrocampo corrono e lavorano, sono disposti tutti al sacrificio. In attacco Lautaro è un centravanti da titolo mondiale, Dzeko sempre fresco e Lukaku migliora di partita in partita. L’Inter è una squadra che può far male anche al City».

E allora come si prepara una finale in cui tutti non ti vedono favorito?

—  

«Basterebbe ripetere le due partite con il Milan. Sarebbe la tattica buona. L’Inter c’era, si è chiusa bene. Pur avendo il City un attacco formidabile, con Haaland, Grealish, Foden e tutti gli altri, l’Inter può toglierti il piacere di giocare a pallone: questa sarebbe la strategia giusta. Perché le squadre di Pep seguono lui: è un allenatore a cui piace il calcio bello, se tu glielo togli puoi anche riuscire nell’impresa a sensazione».

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Simone Inzaghi, che iniziò la Champions perdendo con il Bayern, invece come ha costruito la strada verso la finale?

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«Dopo la prima gara del girone ho pensato che per l’Inter sarebbe stato molto complicato qualificarsi. Ma la svolta è stata la partita di Barcellona. Si sono sbloccati, hanno giocato molto bene. Da lì in avanti hanno fatto bene, è nata la gran bella stagione che li ha portati fino a Istanbul. In campionato poteva fare meglio, certo, però oggi almeno sembra che riuscirà a qualificarsi per la prossima Champions. Se ci riescono, saranno anche più tranquilli in finale».

Da membro dell’esecutivo Uefa, andrà a Istanbul?

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«Sì, cercherò di andare».

I dirigenti Uefa possono tifare?

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«È ben conosciuto il fatto che io abbia giocato nell’Inter: i tre anni che ho trascorso in Italia, a Milano, sono fra i più belli della mia vita, quindi non nascondo certo la mia simpatia».

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