L'ex coordinatore dell'area tecnica di Suning, Walter Sabatini, ha parlato nuovamente del suo addio all'Inter e del suo rimpianto di non essere riuscito a fare qualcosa di grande in nerazzurro. Le sue parole a Repubblica:
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Sabatini: “Inter, mi pento amaramente. Volevo aiutare il mercato così. Poi il governo cinese…”
L'ex coordinatore dell'area tecnica di Suning, Walter Sabatini, ha parlato nuovamente del suo addio all'Inter
Che senso ha giocare senza pubblico?
«Zero. È subbuteo. Calcioballilla. Una tristezza infinita. Ho sempre lavorato per la gioia della gente, quando ho provocato dolore o mortificazione sono stato male. Senza il godimento del pubblico, è solo una perversione. Ovviamente, si deve».
E senza soldi che mercato è?
«Depresso. Si fanno solo scambi per le plusvalenze. Qualche grande operazione ci sarà, Milik, Dzeko o Suarez, ma la fascia intermedia non esiste. Due colpi straordinari li ho visti: McKennie alla Juventus e Miranchuk all’Atalanta».
Non avesse limiti di budget, per chi farebbe una pazzia?
«Agüero. Se sta bene, fa la differenza ovunque».
Lei ha detto che si è pentito di aver lasciato l’Inter.
«Amaramente. Non perché non stia benissimo al Bologna, che ho l’ossessione di far tornare grande, ma perché là non ho espresso nulla. Dovevo aspettare, ho avuto fretta. Avevo pensato a un network internazionale che con un mercato parallelo potesse sostenere quello dell’Inter. Poi il premier cinese ha declassato il calcio e ho perso fervore. Ci ho rimesso la salute ad andare una settimana al mese in Cina, con quelle soste di sette ore all’aeroporto di Hong Kong a fumare in uno scantinato a -10 gradi».
Hanno troppo potere i tecnici?
«No, ne hanno bisogno. Sono soli contro tutti, è il mestiere più difficile del mondo. Quelli che hanno troppo potere sono quelli sbagliati. Quelli bravi non attaccano mai la società. Mihajlovic sembra che sia uno così, ma poi si ferma a parlare e alla fine arriva a conclusioni virtuose. Gli allenatori sono imprevedibili e ognuno crea problemi. Prenda la follia ondivaga di Spalletti. Ma è un genio, non dimentico che ha riportato l’Inter in Champions dopo dieci anni e ora è indebitamente fermo. Prenda Gasperini: è un fenomeno, ma ha dovuto sacrificare anche giocatori importanti per il suo club. Un dazio lo si paga sempre all’allenatore, con alcuni è insopportabile. Dico in generale: non con Gasp, ovviamente. Scherzo sempre con Percassi: l’Atalanta mi sta simpaticamente sulle scatole, perché fa sempre le cose giuste e i risultati».
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