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Il resto del panorama è ancora fosco dal suo punto di osservazione?
—«Invece no. Vedo che sta crescendo, col tempo, il numero dei tecnici strateghi rispetto a quelli tattici. Penso a Gasperini che ha fatto dell’Atalanta una squadra di alto rango, a Italiano che a Bologna conoscerà ora la Champions League, a Thiago Motta che ha lavorato benissimo col Bologna, a Sarri, e a Roberto De Zerbi la cui esperienza inglese ha arricchito il suo bagaglio».
E Conte a Napoli? Non è stato uno dei suoi prediletti?
—«Antonio è bravissimo. Spero e mi auguro che il presidente ADL ne comprenda il valore e lo aiuti all’inizio del lavoro. Allo stesso tempo ho la speranza che Antonio vada sempre più deciso verso la strategia».
Che idea si è fatto di Fonseca al Milan? Ha parlato di calcio dominante: non è troppo impegnativo?
—«Ho seguito Fonseca ai tempi in Ucraina e ne ho tratto un giudizio favorevole, poi l’ho perso di vista. Se invece di annunciare il dominio del gioco lo avesse preparato ed eseguito sarebbe stato meglio. Per realizzarlo l’inizio sarà complicato perché i tifosi del Milan sanno riconoscere il calcio di qualità. Capitò anche ai miei tempi. Partimmo bene a Pisa, poi la settimana dopo prendemmo una scoppola dalla Fiorentina a San Siro. Non ci furono fischi e il presidente Berlusconi mi chiese: cosa facciamo? Risposi: andiamo avanti su questa strada, quando dureremo 90 minuti invece che 60 arriveranno anche i risultati».
(Il Giornale)
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