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Sacchi: “L’Inter è la squadra favorita perché è la più strutturata, ma dovrà dotarsi…”

Gianni Pampinella Redattore 
In una lunga intervista a Il Giornale, Arrigo Sacchi ha toccato diversi argomenti. Sulla lotta scudetto non ha dubbi: "Inter favorita"

Intervistato dal Giornale, Arrigo Sacchi ha parlato della crisi del calcio italiano ingigantita dal fallimentare Europeo della nazionale guidata da Luciano Spalletti. "Il tema è complesso e non ha radici esclusivamente sportive. Ce ne sono anche di natura politica. Nel 2010 ricoprivo in federazione l’incarico di responsabile delle nazionali del settore giovanili: chiese di incontrarmi una delegazione della federazione inglese per conoscere l’esperienza italiana. Completarono il tour parlando con tecnici di altri paesi europei. Avete avuto notizia di uno studio italiano dedicato a quel che succede in Spagna o in Germania e in Francia dove sono fioriti molti centri tecnici? Nessuna. Siamo rimasti fermi, probabilmente illusi dal trionfo 2021 dell’europeo, un po’ come succede al Paese".

In Italia c’è a Coverciano il centro tecnico...

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«Sì ma non viene usato come tale ed è un problema gravissimo».

In serie A succede quel che è accaduto in Nazionale, con il mondiale mancato dopo il trionfo di Wembley: chi vince lo scudetto, dai tempi dell’Inter di Antonio Conte, passando per il Milan di Pioli e il Napoli di Spalletti, non è capace di ripetersi. Succederà anche all’Inter di Simone Inzaghi?

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«Non faccio l’indovino. Dico solo che l’Inter è sicuramente la squadra favorita anche del prossimo campionato perché è la più strutturata ma dovrà dotarsi di grande umiltà per riuscire a ripetere i brillanti risultati».

Il resto del panorama è ancora fosco dal suo punto di osservazione?

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«Invece no. Vedo che sta crescendo, col tempo, il numero dei tecnici strateghi rispetto a quelli tattici. Penso a Gasperini che ha fatto dell’Atalanta una squadra di alto rango, a Italiano che a Bologna conoscerà ora la Champions League, a Thiago Motta che ha lavorato benissimo col Bologna, a Sarri, e a Roberto De Zerbi la cui esperienza inglese ha arricchito il suo bagaglio».

E Conte a Napoli? Non è stato uno dei suoi prediletti?

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«Antonio è bravissimo. Spero e mi auguro che il presidente ADL ne comprenda il valore e lo aiuti all’inizio del lavoro. Allo stesso tempo ho la speranza che Antonio vada sempre più deciso verso la strategia».


Che idea si è fatto di Fonseca al Milan? Ha parlato di calcio dominante: non è troppo impegnativo?

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«Ho seguito Fonseca ai tempi in Ucraina e ne ho tratto un giudizio favorevole, poi l’ho perso di vista. Se invece di annunciare il dominio del gioco lo avesse preparato ed eseguito sarebbe stato meglio. Per realizzarlo l’inizio sarà complicato perché i tifosi del Milan sanno riconoscere il calcio di qualità. Capitò anche ai miei tempi. Partimmo bene a Pisa, poi la settimana dopo prendemmo una scoppola dalla Fiorentina a San Siro. Non ci furono fischi e il presidente Berlusconi mi chiese: cosa facciamo? Risposi: andiamo avanti su questa strada, quando dureremo 90 minuti invece che 60 arriveranno anche i risultati».

(Il Giornale)