LEGGI ANCHE
Ci può spiegare meglio?
«E’ semplice. I due terzini si occuperanno delle due ali di Guardiola, mentre per il solo Haaland ci saranno ben tre difensori centrali. Ciò vuol dire che, se uno dei tre non accorcia su De Bruyne o sulla mezzala che s’inserisce, il City avrà uno o due uomini in più in mezzo al campo dove potrà fare il solito possesso-palla. In pratica, con il 5-3-2, perché la difesa di Simone Inzaghi è a cinque e non a tre, si perdono degli elementi in fase di costruzione o di pressing alto».
Come risolvere il problema?
«Questione non semplice. Quando il mio Milan affrontava il Napoli con Maradona e Careca mi preoccupavo di non far arrivare il pallone a questi due fuoriclasse e quindi chiedevo un pressing organizzato sul portatore di palla. L’Inter, però, di pressing ne fa poco. Credo che imposterà una partita basata sull’attenzione difensiva e sulle rapide ripartenze».
In questo modo si può battere il City?
«Non c’è un modulo vincente per sconfiggere l’avversario. Bisogna semplicemente cercare di avere forti motivazioni, un elevato spirito di squadra e un gioco che esalta le qualità del collettivo e dei singoli. L’Inter, che il contropiede lo fa benissimo, deve puntare su quest’arma e deve spaventare gli inglesi con queste accelerazioni, in modo che anche loro si prendano un po’ di paura e non siano liberi di giocare come vogliono».
Già, perché se il City ha il dominio del campo diventa tutto più difficile.
«Proprio così. Se l’Inter riuscisse ad organizzare un pressing ben fatto, le ali e il centravanti di Guardiola non riceverebbero tanti suggerimenti. Se, al contrario, si lascia il possesso al City, allora Haaland riceverà moltissimi suggerimenti e quello è uno che non perdona. Bisognerebbe lavorare molto con le “scalate” a centrocampo e in difesa. Haaland è bravissimo ad attaccare gli spazi. In questa stagione la squadra di Guardiola è tornata a muoversi senza palla come insegna il manuale del calcio totale. Stare per novanta minuti là dietro contro questi fenomeni può essere rischioso perché prima o poi il modo di segnare lo trovano sempre».
© RIPRODUZIONE RISERVATA