Il pensiero di Arrigo Sacchi sul mercato dell’Inter e non soltanto verso l’inizio della nuova stagione: ecco le dichiarazioni alla Gazzetta
Il pensiero di Arrigo Sacchi sul mercato dell’Inter e non soltanto verso l’inizio della nuova stagione. Ecco le dichiarazioni dell’ex allenatore alla Gazzetta dello Sport: "Il Milan tutto straniero e l’Inter, invece, per metà italiana. Riflettevo, guardando le probabili formazioni per la prima di campionato, su questo aspetto piuttosto curioso che è anche testimonianza di una chiara tendenza dei due club. L’Inter ha il blocco difensivo made in Italy, e anche due centrocampisti su tre, Barella e Frattesi, sono di casa nostra. In più c’è Dimarco che va su e giù sulla fascia sinistra. Un segnale che va tenuto in considerazione perché deriva, molto probabilmente, da una richiesta dell’allenatore.
Simone Inzaghi, allenatore che sta migliorando campionato dopo campionato ma deve ancora fare il definitivo salto di qualità per arrivare a un livello che si possa definire europeo, intende puntare, oltre che sul gioco, anche sul senso di appartenenza, sull’orgoglio italiano di buona parte del gruppo. Il carattere è fondamentale nel momento in cui si costruisce una squadra: ci devono essere gli uomini giusti per trasmettere le idee del tecnico. Quand’ero al Milan, il primo anno avevamo due stranieri e il secondo tre: situazioni che non si possono certo paragonare a quelle di oggi. Però devo dire che, pur essendo Gullit e Van Basten due fuoriclasse, la spina dorsale italiana, formata dai Baresi, dagli Ancelotti, dai Tassotti, dai Maldini, dai Donadoni è risultata fondamentale per dare vita a quella meravigliosa squadra.
Partiti elementi come Brozovic, Dzeko e Lukaku, i nerazzurri non hanno acquistato fuoriclasse. Sarà dunque decisivo il lavoro dell’allenatore che avrà il compito di dare un gioco alla squadra. Soltanto così, cioè se ci sarà una manovra fluida e non si vedranno sette o otto uomini in fase difensiva e solo due o tre quando si attacca, i nuovi arrivati potranno inserirsi al meglio. Non vedo, nell’Inter, individualità in grado di spostare gli equilibri di una partita, a parte forse Lautaro Martinez, ma vedo la possibilità di costruire una struttura che sappia garantire un gioco armonico e, finalmente, aggressivo e coraggioso. Tocca a Inzaghi indirizzare il gruppo verso questo obiettivo, facendo leva anche sul nucleo di italiani che lo compone.
Completamente diverso il discorso che riguarda il Milan. A parte Calabria, che però non so se farà il titolare, nella formazione-base dei rossoneri non c’è un italiano. Sono davvero curioso di vedere come tante culture possano andare d’accordo. Io sono convinto di una cosa: gli stranieri, quando arrivano nel nostro campionato, tranne rari casi, hanno bisogno almeno di un anno per ambientarsi. Sbarcano da Paesi in cui, nella maggior parte dei casi, si pratica un calcio più offensivo, devono quindi adeguarsi alle nuove esigenze, cambiano i metodi di allenamento, i compagni di squadra e anche lo stile di vita. Non è semplice per un ragazzo che arriva dalla Spagna, dalla Francia, dall’Olanda o dall’Inghilterra indossare la maglia del Milan, scendere in campo davanti al pubblico di San Siro e subito regalare meraviglie.