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Aspetti da correggere?
—«Vorrei vedere il Milan stretto e corto: non più di trenta metri di lunghezza. In questo modo si sviluppano le sinergie tra i reparti, la collaborazione tra i giocatori, e poi si può fare pressing, che è il vero segreto del calcio moderno. Se sei corto, e se tutti sono vicini, ci si aiuta, si ruba il pallone agli avversari e si aumenta l’autostima facendo piombare gli altri nella depressione. In poche parole: l’obiettivo è diventare ottimisti, avere il dominio del gioco».
Come giudica, finora, il lavoro di Pioli?
—«Guardo la classifica: i rossoneri sono terzi, con un buon margine di vantaggio sulla quarta. Ciò significa che soltanto due squadre, l’Inter e la Juve, hanno fatto meglio. E non dimentichiamo che il Milan non è il club che ha speso di più sul mercato. L’Inter, ad esempio, ha investito maggiormente, nelle ultime tre stagioni, eppure, nonostante abbia vinto diversi trofei, non è mai arrivata allo scudetto. Pioli sta lavorando con un gruppo di ragazzi che provengono quasi tutti dall’estero: non è facile, serve pazienza. I miglioramenti che si notano adesso sono frutto degli insegnamenti dell’allenatore, su questo non ho alcun dubbio. Logico che, all’inizio della stagione, ci fosse un prezzo da pagare visti i tanti cambiamenti sul mercato. Non è semplice far capire le proprie idee a gente che arriva da un altro universo».
A parte il campionato, c’è anche l’Europa League e il Milan può giocarsi la vittoria finale. Che ne pensa?
—«L’Europa League è un trofeo molto prestigioso e i rossoneri hanno le carte in regola per arrivare fino in fondo. Devono credere nelle loro possibilità e nelle loro qualità: l’aspetto mentale è decisivo quando si vogliono raggiungere grandi obiettivi. E poi c’è sempre il campionato, dove il Milan ha il dovere di migliorarsi e di mostrare ancora quell’impegno e quella voglia di lottare che ho ammirato ultimamente».
Di scudetto è vietato parlare?
—«Io, se fossi allenatore dei rossoneri, abolirei questa parola. Il traguardo dev’essere un altro: diventare squadra, essere compatti, uniti, moderni nel modo di stare sul campo. Poi, alla fine, come in tutte le cose della vita, si tireranno le somme. Ma credo che Inter e Juve abbiano un vantaggio notevole e dunque non sprecherei energie pensando allo scudetto. I giocatori devono tenere la testa bassa e correre, correre, correre».
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