Roberto Samaden, responsabile del settore giovanile dell'Inter, ha concesso un'intervista ai microfoni de Il Giorno. Queste le sue parole sui progetti del club nerazzurro e non solo.
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Inter, Samaden: “Casadei? Scelta economica comprensibile. Vogliamo tanti Dimarco”
Poche settimane fa l'Inter è stata insignita del prestigioso premio ECA Youth Football Award.
—«La soddisfazione è di tutto club per aver investito da anni in questa direzione: siamo i primi in Italia a seguire questa strada ed essere riconosciuti in Europa fa piacere. E' un premio che dà merito al nostro Direttore, Giuseppe Marotta, che ha spinto per la realizzazione di questo progetto e alle persone che se ne sono occupate a livello pratico come Annalisa Novembre e Giovanni Pasculli».
Ci racconta il nuovo progetto della Biblioteca realizzata all'interno del Suning Youth Centre?
—«L'idea di costruire una libreria fa parte del progetto per cui abbiamo vinto il premio Eca: all'interno del Convitto c'è uno spazio che dà ai ragazzi la possibilità di trovare tanti libri e di svolgere incontri con gli autori confrontandosi con personaggi che ogni mese invitiamo per raccontare le loro storie».
Quanto è importante inserire all'interno dei vostri staff persone che hanno militato nel settore giovanile nerazzurro?
—«Chi ha vissuto un passato all'Inter può ancora di più trasmettere i giusti valori ai ragazzi: è un'idea nata insieme a Piero Ausilio e da diversi anni siamo alla ricerca di ragazzi che in diversi ruoli possano entrare nei nostri staff con le giuste competenze e per essere credibili nei confronti dei giocatori».
L'attività del club è molto focalizzata nella realizzazione di progetti educativi rivolti ai più giovani.
—«La chiave è far passare il messaggio che il progetto fa parte del percorso di formazione: si fanno attività diverse adattate alle diverse fasce di età che coinvolgono non solo i ragazzi ma anche staff e famiglie. Tra le tante mi piace ricordare un progetto sulla tutela dei minori da cui la Figc ha preso spunto».
Cosa ne pensa dell'attuale situazione del movimento giovanile italiano?
—«E' evidente che abbiamo un problema in termini di crescita dei giovani e che questo si riflette sui risultati della nostra Nazionale che oltre a non qualificarsi nelle ultime due edizioni del Mondiale, già dal 2010 ha faticato, a parte la parentesi dell'Europeo, a raggiungere risultati al livello della nostra tradizione. Negli ultimi anni la Figc ha cercato di porre rimedio sviluppando il progetto dei Centri Federali Territoriali, rimettendo in attività la sezione di sviluppo del calcio giovanile, investendo nella formazione con la creazione del corso per responsabili di SG e con l'ottimo lavoro di Maurizio Viscidi con le nazionali giovanili. Nonostante questo credo che sia assolutamente necessario fare di più, investire risorse economiche sul calcio di Base, perché il problema che abbiamo non è solo tecnico ma principalmente legato a un ambiente che non aiuta i giovani a crescere. Senza un intervento di questo tipo difficilmente la situazione potrà migliorare».
Quanta soddisfazione avete nell'aver cresciuto un talento come Casadei?
—«Cesare è arrivato da noi a 16 anni grazie al nostro scouting: è cresciuto nel Cesena e siamo stati bravi e fortunati nel completare la sua crescita da adolescente e lui è stato altrettanto capace di cogliere l'opportunità. Aldilà del dispiacere nel non vederlo più con la maglia nerazzurra prevale la gioia di vederlo al Chelsea: quella di cederlo è stata una scelta della società comprensibile dal punto di vista economico, il nostro sogno è coltivare tanti Dimarco ma la soddisfazione di vedere un ragazzo cresciuto da noi in un club come il Chelsea vale tanto. Federico è l'esempio di come si dovrebbe far crescere i ragazzi nei settori giovanili italiani: grazie al nostro progetto relativo alle affiliate tecniche è entrato molto giovane nel nostro bacino e ha lavorato con tanti allenatori diversi che l'hanno cresciuto arricchendolo ognuno con il proprio bagaglio di competenze. Grazie al lavoro di tutto l'ambiente nerazzurro e non solo di una persona ha coltivato il suo talento e l'Inter è stata brava e fortunata a non perderlo nei meandri dei prestiti ma a farlo crescere per poi riaccoglierlo in prima squadra».
Che valore hanno le partnership che avete con altri settori giovanili di club europei?
—«Con Bilbao e Red Bull Salisburgo collaboriamo con iniziative dedicate al nostro staff ma puntiamo a proporlo anche ai ragazzi. Sono eventi organizzati in cui ci scambiamo esperienze e novità».
I Centri di Formazione sono un vostro fiore all'occhiello.
—«Sono un'unicità caratteristica del nostro settore giovanile, è un progetto su cui stiamo lavorando non per modificare contenuti ma per portare miglioramenti: uno di questi è cercare di espandersi in zone in cui siamo meno presenti come il Centro-Sud. L'obiettivo è aprire un paio di CDF in quelle zone e consolidare il rapporto con quelli già esistenti».
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