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Dopo 33 anni di Inter, cosa l'ha colpita all'Atalanta?
—«La costante presenza e l'attenzione della proprietà verso Il settore giovanile. Siamo considerati allo stesso livello della prima squadra, con club e tifosi uniti da un sentimento comune: quello di vedere esordire un nostro ragazzo del vivaio. Per l'Atalanta il settore giovanile è straordinariamente importante e lo stesso posso godere della medesima considerazione del direttore della prima squadra, Tony D'Amico e del direttore dell'Under 23, Fabio Gatti».
C'è altro?
—«L'altra cosa che mi ha colpito, potendola osservare da vicino, è la naturale predisposizione di Gasperini verso i giovani, nel tenerli d'occhio e coinvolgerli. Nel nostro centro sportivo capita spesso di trovare Gasperini a bordo campo che segue un allenamento o una partita delle squadre giovanili».
Si dice che l'Italia non produce più talenti, il problema potrebbe essere culturale? Questo calcio ha stancato i nostri giovani?
—«È possibile, l'impoverimento è notevole ma la causa del problema non è mai solo una».
Quali e quante ne riconosce?
—«C'è più concorrenza, anni fa il calcio era quasi l'unica possibilità che aveva un ragazzo per poter fare sport. Oggi ci sono altre opportunità e inoltre altri interessi catturano i nostri giovani, con il rischio di danneggiarli. Finché praticano un altro sport, fanno il loro bene e quello delle loro capacità motorie, ma il problema sorge quando le alternative allo sport sono legate a uno strumento che non si lancia, non si tira e non si acchiappa, ma che stringendolo tra le mani consente loro di vivere in maniera virtuale quelle che in passato erano esperienze quotidiane legate al movimento».
Come si può arginare un fenomeno di questa portata?
—«Attivando azioni concrete che consentano al ragazzi di svolgere ugualmente tanta attività sportiva. Non basta dire che le cose sono cambiate e che non è più come prima. La responsabilità va tutta agli adulti.
Che azioni propone?
—«Calcio nelle scuole, con strutture adeguate. Più spazzi attrezzati nel comuni per il gioco libero. Io svilupperei un progetto di Calcio a 5 nelle scuole e farei in modo che i ragazzi possano giocare tanto anche in altri ambienti».
Avete qualcosa di pronto a livello federale?
—«Il progetto c'è, adesso si tratta di unire tutte le componenti e mettere al centro l'interesse comune, che è quello che riguarda la crescita del giovani».
Obiezione: perché le nostre nazionali Under vincono? Come mai i giovani forti diventano adulti scarsi?
—«Con le nazionali giovanili abbiamo raggiunto grandi risultati grazie a un lavoro partito nel 2010 con Sacchi, sotto l'abile regia di Maurizio Viscidi. Il risultati raggiunti sono frutto del lavoro di club Italia, non certo perché in quelle nazionali abbiamo i migliori calciatori. Altre nazionali hanno calciatori più pronti del nostri, alcuni Under 17 e Under 19 della Spagna vincono gli Europei giocando stabilmente in Nazionale A, questo da noi non accade».
Qual è la sfida più grande che si pone Samaden come responsabile del settore giovanile dell'Atalanta?
—«Sviluppare e strutturare il più bel progetto educativo e formativo di calcio giovanile in Italia, affondando le radici nella storia e nel valori di questo club».
Quale valore si è portato dall'Inter?
—«Massimo Moratti mi ha trasmesso l'insegnamento più caro, quello della costante attenzione che si deve avere quotidianamente verso tutte le persone. Non mi riferisco solo al calciatori, ma a tutti quelli che lavorano attorno a noi e che spesso non ricevono l'importanza e l'attenzione che meriterebbero».
Mi presenta un progetto di rilancio del calcio giovanile con le 3 colonne principali?
—«1) Investimenti nella promozione e nella pratica del calcio nelle scuole, utilizzando per esemplo lo strumento del calcio a 5. 2) La creazione di una rete capillare, tecnica e organizzativa sul territorio, che possa essere riferimento per tutto il calcio di base. 3) L'implementazione del sistema di ranking del settori giovanili, professionistici e dilettantistici. Ovvero la valutazione dei settori giovanili sulla base di alcuni parametri che obbligano le società a investire realmente sui settori giovanili».
Ok, Signor Samaden, progetto approvato dal ministro. Quanto ci costa?
—«Sicuramente meno rispetto a quanto sarà in grado di produrre».
(Libero)
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