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Intervistato da Sportweek, l'attaccante dell'Empoli, di proprietà dell'Inter, Martin Satriano ha parlato del suo arrivo in Italia e della volontà di vestire nerazzurro:
«Quando non segno, la sera non chiudo occhio. Sto li a letto, supino, al buio, con gli occhi aperti verso il soffitto, e rivedo mentalmente tutti i novanta minuti. Azione dopo azione. Ricordo ogni giocata, ogni mezza occasione che mi è capitata sui piedi».
«Macché. Ripasso la partita e la racconto ad alta voce a mia moglie Florencia, che sta accanto a me. "Qua avrei dovuto fare così, là avrei dovuto muovermi cosà"'»
«Ascolta in silenzio, finché a un certo punto non ce la fa più: "Basta, Martin, ti prego, voglio dormire"».
«Continuo. Lei si gira dall'altra parte e io parlo da solo».
«A gennaio ero in ritiro con la prima squadra del Nacional quando è arrivata l'Inter. Ho detto subito si perché il mio sogno era giocare in Europa. Qui ci sono i giocatori più forti. Io metto la Serie A subito dopo la Premier. Mi piacerebbe giocare in Premier perché è il campionato più bello, ma penso di potermi adattare a ogni tipo di calcio».
«lo all'Inter vorrei tornare, ma per giocare. So che devo imparare ancora tanto, ma mi sento pronto. E, d'altra parte, si impara soltanto giocando».
«Cesare è più piccolo di me, ha fatto bene ad andare al Chelsea. Quest'anno avrà la possibilità di allenarsi con grandi campioni; il prossimo, magari, potrà trovare dei minuti in una squadra più piccola».
«Lautaro lo sento più vicino alle mie caratteristiche. È aggressivo, "cattivo", quando non fa gol si incazza come me. In allenamento parlavamo tanto, lui mi dava consigli: prova a fare cosi, colpisci la palla in questa maniera... Ogni tanto ci sfidavamo. Io sono molto competitivo, mi piace scommettere coi compagni d'at- tacco o coi portieri, mi serve per fare sempre meglio. Ieri, per esempio: Lammers mi provocava, diceva che stavo tirando delle bresaole verso la porta. Allora ho calciato sempre più forte. Battere Vicario, il nostro portiere, però, è difficile: in allenamento si tuffa come in partita».
«Mi hanno parlato molto. Apprezzavano il fatto che sono uno che non molla mai, che rincorre anche un pallone che sembra perso. Mi dicevano di non perdere questa mia caratteristica».
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