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Nell’intervista rilasciata a La Gazzetta dello Sport, il presidente del Milan Paolo Scaroni ha parlato del nuovo stadio e non solo:
Presidente Scaroni, prima il futuro del Milan: questa squadra può concedere il bis in campionato?
«Vedo tutti ottimisti, da Maldini a Pioli. Perché non dovrei esserlo io?»
Maggiori ricavi, maggiori investimenti sulla squadra, maggiori possibilità di competere in Europa. Il Milan come può reinserirsi nel grande giro?
«La Champions è troppo importante per “nutrire” i nostri 550 milioni di simpatizzanti, una parte dei quali si trova anche qui a Dubai e negli Emirati. Lo è quasi più di uno scudetto. Per cui le mie due battaglie sono per lo stadio nuovo e per i diritti tv internazionali. Solito esempio: se noi guadagniamo 35-40 milioni l’anno da San Siro, il Bayern ne incassa almeno il triplo. Uno stadio bello, moderno, pieno, illuminato: uno spettacolo fondamentale per vendere i diritti televisivi all’estero, e di conseguenza per attrarre gli sponsor. La Liga prende quattro volte quello che riceve la A. Il Real Madrid come noi ha una partnership con Emirates, eppure incassa molto di più perché fuori dalla Spagna riesce a vendersi meglio. Come fanno gli altri: la Premier vende nel mondo per 2 miliardi, noi per 200 milioni. Dobbiamo crescere, partendo appunto da nuovi impianti: il metodo conservatore nel calcio equivale a darsi la zappa sui piedi».
A proposito: che tempi si dà per il nuovo stadio?
«Il dibattito pubblico si è concluso e in poche settimane aspettiamo la relazione del Comune. Se suggeriranno modifiche fattibili, eseguiremo. Se chiederanno stravolgimenti, no grazie. Abbiamo pensato a un impianto diverso, con due anelli e sviluppato in verticale, per permettere una visione ottimale da tutte le posizioni: per questo potrebbe arrivare a contenere dai 65mila ai 70 mila spettatori. In parallelo seguiamo altre strade: una porta a Sesto San Giovanni, ma non è l’unica. Dove si sblocca prima, procederemo».
Ristrutturare San Siro?
«Tecnicamente impossibile. Non esiste uno stadio altrettanto capiente, o anche un po’ meno, nel raggio di trenta chilometri. Quando San Siro diventerebbe inagibile, dove spostiamo le squadre?».
Cardinale sposa questa linea, lo stadio prima di tutto?
«Assolutamente, più di tutti gli altri. Assieme a lui a prenderemo la decisione finale su dove andare. Lui e il suo team sono espertissimi in materia, hanno contribuito a realizzare gli stadi degli Yankees, quelli a Dallas e a Cleveland. Hanno un background di livello assoluto sul tema. Si torna al punto: stadi nuovi, pieni, vivi sono fondamentali per il modello di business sportivo che intende lui. Non solo calcio ma entertainment: la partita collegata ad altri eventi, con il coinvolgimento delle famiglie. Dobbiamo capire che siamo attori non solo del calcio ma del mondo dell’intrattenimento. Una visione americana dello sport, che può generare ulteriori profitti. Di nuovo, chi meglio di lui può accompagnarci in questa nuova fase?».
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