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Mario Sconcerti analizza dalle colonne del Corriere della Sera il derby d'Italia, con un occhio anche alla Champions League, alla quale l'Inter si presenta in buona forma e forte di un successo importantissimo per la classifica e per il morale:
L’Inter pensa al Barcellona non più di un quarto d’ora, poi sa scegliere ed entra in partita. Così la gara, inizialmente dominata dalla Juve, diventa un lungo monologo interista che pietra su pietra costruisce i gol decisivi. La Juve è libera da problemi, gioca per vincere finché può. Poi viene espulso Sissoko e comincia la deriva. Ad essere sinceri sembrava chiaro che l’indirizzo sarebbe stato quello comunque. La Juve ha giocato benissimo palla al piede nei primi minuti, ma il suo rarefarsi ha ribadito la differenza che corre in questo momento fra le due squadre. L’Inter ha più gioco collettivo, più individualità e soprattutto è la somma di giocatori di forte personalità. Quasi l’opposto della Juve, buona nei suoi due campioni condannati a non esprimersi: Diego il primo, ottimi numeri e discreta lentezza di esecuzione, sempre un tocco in più, un talento che brucia da solo all’origine la metà delle proprie qualità. Poi Del Piero, tecnica di altri tempi, imprendibile palla al piede, ma in difficoltà fisica già dopo venti minuti, appena cioè la partita diventa giungla. Il resto della Juve è Chiellini e buona volontà, non una grande squadra, non competitiva contro un’Inter con l’uomo in più e toccata sul vivo dal sorpasso della Roma. La novità è proprio questa, l’Inter ha accettato la lotta. Ha picchiato e si è fatta picchiare nonostante fosse alla vigilia del Barcellona. Segno che sa distinguere campionato e Champions e punta a entrambe. Segno cioè di sana ingordigia, vedremo quanto ripagata. Non c’è stato gioco, dal punto di vista tecnico non c’è stata partita. La Juve ha passato l’ora finale a difendersi guardando crescere l’Inter. Era un gioco ad orologeria, difficile che l’Inter non riuscisse a segnare. Abbastanza sorprendente l’abbia fatto due volte e con relativa facilità. Le prospettive migliorano adesso ma solo di un po’. In campionato il pallone torna alla Roma. La bontà di questo risultato è direttamente proporzionale a quello che Ranieri saprà fare con la Lazio. In Champions c’è però la certezza di avere un’Inter tonica, molto muscolare, con alcune possibilità individuali importanti. Forse in piccolo deficit tecnico, una lentezza di idee accentuata rispetto a quelle di cui è accreditato il Barcellona. Ma domani, come sempre, è un altro giorno. Contro la Juve il compito è stato assolto.
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